Viller Masoni | |
Il recupero delle istituzioni nel secondo dopo-guerra sulla base di una nuova politica culturale | |
Correggio - Cinque secoli di politica culturale |
4.1. L'intenso ma breve fervore degli anni successivi alla Liberazione
Quelli appena successivi alla fine della guerra furono a Correggio anni di grande fervore anche in campo culturale. Ci si mise subito all'opera per riordinare e riaprire le istituzioni culturali, con pochissimi mezzi a disposizione ma con l'entusiasmo e la forza di volontà che la Liberazione aveva generato e messo in movimento.
Nel Teatro Asioli già nei primi mesi successivi alla fine delle ostilità riprese, assieme alla programmazione cinematografica, l'attività drammatica e lirica. Di lì alla fine del decennio, accanto alle Opere del repertorio classico (Rigoletto nel 1945,'47 e 49, Madama Butterfly nel 1945, Traviata e Lucia di Lammermoor nel 1949) 1, vennero allestiti spettacoli di prosa e operetta a cura di gruppi locali. 2
Nel 1946 ci si pose concretamente il problema del recupero dell'Asioli, riconoscendone l'inidoneità per spettacoli cinematografici e la trascuratezza dell'affittuario nel garantirne l'incolumità. Perciò si arrivò alla determinazione di seguire le vie legali per cercare di rescindere il contratto d'affitto. 3
La Banda Cittadina venne ricostituita nel 1946 per iniziativa dei suoi vecchi animatori (Figg. 42/43).4 All'inizio del 1947 il Consiglio Comunale, 5 nonostante le difficoltà frapposte dalla Giunta Provinciale Amministrativa, decise la ripresa dell'attività della Scuola di Musica e l'ufficializzazione del ricostituito Corpo Bandistico. Venne dato, con un modesto compenso mensile, l'incarico didattico della prima e la direzione della seconda a Romeo Boselli e fu concesso un locale presso il Palazzo dei Principi come sede di entrambe. La scuola riprese a funzionare con lezioni quasi quotidiane a una trentina di allievi che nella maggior parte dei casi erano membri (o candidati a diventarlo) della Banda; quest'ultima riceveva dal Comune contributi saltuari che 'ripagava' esibendosi durante cerimonie ufficiali. 6
Nel 1946, in occasione della Fiera di S. Quirino, venne allestita, nei locali del Palazzo dei Principi a suo tempo assegnati al Museo, una mostra delle migliori opere d'arte di Correggio, compresi il quadro del Mantegna e gli arazzi. Suo animatore fu Enrico Bertolini che colse l'occasione per ricordare il suo antico impegno per dar vita ad un Museo cittadino. 7
L'iniziativa faceva parte di una più articolata "Mostra Provinciale Artistica, artigiana, industriale, agricola" allestita dal circolo E. Curiel nel Palazzo dei Principi. Oltre all'esposizione delle opere d'arte antiche e alle mostre economiche, essa comprendeva una rassegna d'arte moderna che esponeva opere di alcuni artisti locali (Zanichelli, Bertolini, Morini, Braghiroli e altri), di Reggio e di Modena. Va sottolineato che quest'ultima si proponeva esplicitamente come occasione di conoscenza e di dibattito sulle nuove forme dell'arte moderna. 8
Il nuovo clima politico sembrava quindi offrire una nuova possibilità per il patrimonio artistico cittadino. Qualche giorno dopo, infatti, la Giunta Municipale decise di istituire una Pinacoteca, destinandovi le due sale che già erano servite allo scopo venticinque anni prima. Questo significava un ridimensionamento della Biblioteca, tale però da non pregiudicarne il funzionamento e da consentire di rimediare al "deplorevole abbandono" in cui era stato lasciato il patrimonio artistico di proprietà comunale dopo il 1929. Fu, in sintesi, quanto sostenne il Sindaco nella lettera 9 con la quale comunicò questa decisione a Riccardo Finzi, di nuovo incaricato di dirigere la Biblioteca. Finzi però fu tutt'altro che accomodante: due giorni dopo egli rispose che tale progetto mutilava la Biblioteca impedendone l'utile funzionamento; pertanto, venendo a mancare il pieno appoggio del Comune al suo obiettivo di riportare l'Istituto al livello di efficienza della sua precedente gestione, egli rassegnò le dimissioni da bibliotecario. 10
Ciò finì col bloccare lo sviluppo tanto della Pinacoteca quanto della Biblioteca. Passò un anno senza che venisse preso alcun provvedimento, durante il quale le opere d'arte rimasero sistemate alla rinfusa nei locali del Palazzo dei Principi.
Nell'aprile 1947, finalmente, si decise di nominare un "Sovrintendente alla Pinacoteca" che provvedesse alla sistemazione e alla conservazione delle opere stesse: si trattava di Enrico Bertolini. 11 Questi nella lettera di accettazione dell'incarico espresse la sua riconoscenza per quello che in fondo riteneva un atto di giustizia e assicurò una sua immediata mobilitazione. 12
Ben presto, però, emerse il fatto che una razionale sistemazione delle opere richiedeva una disposizione ben più ampia e articolata di quella a suo tempo adottata da Bertolini. Per un verso ciò contrastava con le concomitanti esigenze di sviluppo della adiacente Biblioteca, per l'altro con le spese che avrebbe comportato il recupero di alcune sale del piano terra, allora adibite a refettorio scolastico, per esporvi i quadri. 13
Gli ostacoli sul primo 'fronte' divennero insormontabili dopo che Finzi di nuovo tornò a dirigere la Biblioteca e riuscì a convincere il Sovrintendente alle Gallerie non solo della legittimità della sua determinazione a non cedere le due sale del primo piano, ma anche dell'opportunità che ivi restassero gli arazzi, a mo' di arredamento delle sale di lettura come negli anni trenta.
Non restava che la possibilità di utilizzare, per la Pinacoteca, le sale del piano terra. Su questo la Sovrintendenza, che per parte sua non fece altro che avanzare stravaganti proposte, non intendeva derogare e si affidava alla comprensione e sensibilità dell'Amministrazione Comunale. 14
Il che fu come dire, viste le difficoltà (di mezzi e di vincoli burocratici) del Comune e le ulteriori complicazioni insorte con la scuola di avviamento professionale che utilizzava quei locali, di metterci una pietra sopra.
Fu ciò che successe realmente, nonostante un'esibizione di buone intenzioni da parte di tutti: per la seconda volta la Pinacoteca-Museo non arrivò in porto.
La Biblioteca fu forse l'istituzione che, da un punto di vista materiale, più ebbe a soffrire delle vicende belliche. Le sale di consultazione e di lettura le vennero tolte e si dovettero pure sgombrare da esse arredi e scaffalature. Anche il grande salone subì un'altra destinazione, nonostante il prezioso materiale (il fondo scolopiano) contenuto negli scaffali. Le conseguenze furono il caos totale dei cataloghi e a un certo punto la cessazione del servizio.15
Nell'immediato dopoguerra quelle sale, abituate allo studio silenzioso e 'controllato', conobbero una nuova e frizzante esperienza: quella della discussione libera.
Nel settembre del '46 la sala di lettura della Biblioteca venne infatti messa a disposizione del Circolo di cultura E. Curiel. 16 Questi, nei mesi seguenti, vi organizzò numerosi dibattiti su temi filosofici e politici con la partecipazione di relatori locali (Aldo Magnani, Fernando Manzotti ed altri) e di altre città.
Fu la scoperta della polemica e del confronto aperto fra opinioni ed ispirazioni ideali diverse, dopo decenni di cupo silenzio o di coatto conformismo. 17
Il 1946 portò non solo il dibattito culturale, ma anche la determinazione a riordinare e riaprire la Biblioteca per i suoi compiti specifici di studio e pubblica lettura. Tale incarico fu affidato in maggio a Riccardo Finzi. 18 Egli, ritornato dopo la Liberazione da un lungo periodo di esilio in Svizzera (cui lo avevano costretto le persecuzioni razziali), aveva presentato, avvalendosi di un'apposita legge, domanda di essere riammesso nel posto dal quale era stato cacciato nel 1938. Tale istanza venne accolta e così subentrò al M.o Scaltriti, che era ancora in carica come bibliotecario (e fino a poche settimane prima anche come membro della Giunta nominata dal C.L.N.). Prima però di prendere le consegne, Finzi, correttamente, volle l'assenso dell'Amministrazione Comunale sul programma che intendeva portare avanti. 19
I suoi punti salienti erano: riaffidare alla Biblioteca le due sale di lettura ora utilizzate dal Circolo Curiel, riunire quegli arredi e quelle opere d'arte che erano state consegnate ad istituti pubblici o a privati, 20 rifare un inventario topografico e riordinare i cataloghi e i libri, distaccare un impiegato a tempo pieno per aiutarlo, affidare alla Biblioteca anche la conservazione degli Archivi collocati nel Palazzo dei Principi, riunire (come era stato nel passato) tutte le opere d'arte di proprietà comunale in Biblioteca.
Come si è già visto, l'Amministrazione Comunale aveva su alcune cose intenzioni diverse e così Finzi, coerentemente, nel luglio 1946 si dimise. L'incarico venne provvisoriamente riaffidato a Scaltriti 21 e in novembre la Biblioteca fu riaperta al pubblico per 10 ore la settimana. Il 22 servizio, però, non doveva essere impeccabile, perché il Pro Sindaco chiese spiegazioni a Scaltriti delle lagnanze pervenutegli "per l'inadempienza dell'orario" di apertura. 23 Forse fu anche per ovviare a tali incongruenze che la Giunta si affrettò a nominare nei giorni successivi una "Commissione per la vigilanza sul servizio della biblioteca ". 24
Le cose non migliorarono molto e finalmente, nell'aprile 1949, il Consiglio Comunale si decise a prendere atto che, per offrire un servizio che potesse rispondere alle esigenze di consultazione e ricerca degli studiosi e dei docenti, occorreva riordinare in modo deciso e razionale la Biblioteca, magari chiudendola per un po' per consentire tale operazione. 25 Nella discussione emerse una visione piuttosto limitata: sia a proposito delle finalità e dell'utenza verso la quale avrebbe dovuto rivolgersi la Biblioteca, sia relativamente ai metodi da adottare per il suo funzionamento (ad esempio: modalità del prestito, divieto ai lettori di accedere direttamente ai libri, ecc.).
Al fine di mettere a punto e sovrintendere ai lavori da fare, venne nominata una Commissione della quale facevano parte 9 persone, fra cui l'assessore Salsi, il bibliotecario Scaltriti e Finzi (in qualità di Ispettore bibliografico onorario). 26 L'influenza di quest'ultimo fu decisiva, perché le proposte messe a punto dalla Commissione nel giro di qualche giorno ricalcarono pari pari quelle presentate da Finzi tre anni prima, con l'aggiunta di "conferenze a tipo università popolare ". 27
Sulla base di questo elaborato ci si mise al lavoro di buona lena e nel settembre successivo il Consiglio Comunale approvò la nuova pianta organica della Biblioteca. Essa prevedeva tre posti di ruolo: un direttore (laureato), un applicato-distributore e un inserviente-custode del Palazzo. 28 La Prefettura però ridimensionò i propositi degli Amministratori correggesi e li convinse che il posto di direttore poteva benissimo essere ricoperto affidando l'incarico a uno studioso locale. 29 Qualche giorno dopo la Giunta decideva la chiusura al pubblico della Biblioteca a partire dall'1 gennaio 1950 per permettere i lavori di riordino. Essi sarebbero stati compiuti da due avventizi, da assumere ad hoc, con la sovrintendenza di Riccardo Finzi, al quale veniva affidato l'ufficio di "Direttore onorifico" con una gratifica mensile di £. 10.000 (che corrispondevano all'entità del sussidio annuo concesso dal Ministero della Pubblica Istruzione); 30 pertanto Scaltriti era esonerato dall'incarico, e questa volta definitivamente. 31
Una delle prime cose di cui Finzi si preoccupò fu di predisporre un nuovo regolamento per la Biblioteca, che già il 28 gennaio 1950 fu approvato all'unanimità dal Consiglio. 32 Tanta rapidità si spiega anche col fatto che in pratica non si fece altro che aggiustare quello del 1930. Vi erano alcune differenze importanti: venivano fissate entità, qualifiche e mansioni del personale in essa operante, 33 veniva abbassata a 14 anni l'età minima per accedere in Biblioteca, potevano farsi mallevadori per il prestito a domicilio non più solo il bibliotecario ma anche alcune autorità locali, 34 il prestito era comunque concesso a chi versava una cifra cauzionale di £. 1.000, veniva prevista una apposita Commissione per la vigilanza sugli acquisti e sul buon funzionamento dell'istituto. 35
L'impianto complessivo restava però quello regolamentato vent'anni prima: congegnato per una biblioteca di tipo tradizionale, più incline alla conservazione dei propri materiali che alla promozione della lettura, che si rivolgeva ad un pubblico ristretto (di studiosi, professionisti, insegnanti e studenti universitari).
Sulla base di quel regolamento la Biblioteca venne riordinata e aperta al pubblico l'8 gennaio 1951, con un orario settimanale di 18 ore. 36
Essa era ora disposta in sei sale (più atrio e servizi) che occupavano tutta la parte cinquecentesca del primo piano del Palazzo: una sala di lettura con 30 posti a sedere ('arredata' con gli arazzi e i migliori quadri di proprietà comunale), una sala con bacheche per eventuali mostre documentarie (ma adibita anche a magazzino), una saletta per le conferenze con una trentina di posti a sedere (ma destinata anche a magazzino), tre sale adibite a magazzino. I fondi librari erano costituiti da c.a 28.000 volumi (antichi e moderni), inoltre vi erano i volumi manoscritti (c.a 35), le pergamene (c.a 250) e le buste (c.a 200) dell'Archivio di Memorie Patrie. Vi era un catalogo per autori e uno per soggetti delle opere a stampa, più dì una quindicina di cataloghi relativi a fondi particolari. La cifra stanziata a bilancio per il 1951 era di £. 200.000, alle quali andavano aggiunte le 30.000 lire del contributo ministeriale. L'indirizzo della Biblioteca era definito "generico, su fondo classico e storico-letterario ". I servizi previsti erano: consultazione in sede, prestito volumi a domicilio, mostre e conferenze popolari con proiezioni. 37
Il bilancio che si poteva trarre all'inizio degli anni '50, rispetto ai propositi e alle iniziative intraprese dal Comune in campo culturale all'indomani della Liberazione, era piuttosto magro.
Per un verso l'eredità di sfacelo lasciata dal fascismo (ma prima ancora dalle Amministrazioni clerico-moderate) si era rivelata assai pesante, per l'altro le energie e le capacità innovative emerse dalla guerra di Liberazione risultarono, almeno in questo campo, meno incisive di quanto si fosse sperato.
Sta di fatto che il Teatro era ancora in mani private e continuava la sua decadenza sia materiale che culturale, né la vicenda giudiziaria si sarebbe risolta presto e in modo indolore; intanto questo stato di incertezza e le difficoltà economiche portarono alla sospensione delle già sporadiche stagioni liriche.
La Scuola di Musica e la Banda vennero sollecitamente ripristinate (dopo un decennio di silenzio), ma lo furono ai livelli minimali ai quali le avevano portate le precedenti gestioni: ormai erano solo un pallido ricordo delle antiche tradizioni musicali della città.
La Scuola di Disegno era stata l'ultima a cedere durante gli anni più neri della guerra, ma la sua chiusura risultò definitiva, 38 nonostante i buoni propositi avanzati nei loro programmi dai partiti della sinistra che amministravano la città. 39
Il secondo tentativo di creare una Pinacoteca-Museo fallì e sarebbero dovuti passare altri vent'anni prima di poterci riprovare.
L'Archivio Notarile continuò a giacere al secondo piano del Palazzo dei Principi in stato di semi-abbandono. Della sua custodia era formalmente incaricato il Notaio Francesco Paolo Rossi, Conservatore dello stesso a norma di legge (in quanto Presidente del Collegio Notarile di Reggio). Egli però, alla fine del 1950, nominò suo supplente Finzi che ne divenne cosi l'effettivo custode.40
In quegli anni venne trasportata nelle stesse sale anche la parte storica dell'Archivio Comunale 41 o, meglio, la parte dal 1640 in poi, perché i documenti più antichi furono "inspiegabilmente e dissennatamente mandati al macero dopo la Liberazione ". 42
In sostanza l'unica istituzione culturale comunale che riprese pienamente servizio fu la Biblioteca, che venne rimessa in condizioni di discreta funzionalità e riaperta al pubblico. Così Correggio fu uno dei 295 Comuni italiani(su 7.751) a possedere una biblioteca: un dato assai significativo. 43
Ma di che Biblioteca si trattava?
Si era lavorato con cura e anche con competenza per riordinare questo servizio, ma lo si era fatto con gli occhi rivolti al passato. Chi aveva progettato e realizzato quella sistemazione, Finzi, si era proposto di riportare la Biblioteca di Correggio ai livelli e alle modalità di funzionamento degli anni trenta, che egli riteneva ottimali.
Il modello era quello di una 'Biblioteca-Museo', più adatta ad essere conservata che ad essere usata, certamente poco consona a un pubblico 'popolare', non acquisito alla lettura (ma anzi sempre tenuto lontano da essa) quale quello che era emerso come protagonista dalla lotta di liberazione.
Un pubblico 'potenziale' generalmente escluso dal meccanismo scolastico, che esprimeva una richiesta, magari un po' confusa, di acculturazione 'politica' ed era affascinato dai nuovi miti importati (provenissero da est o da ovest). Un pubblico che ben difficilmente poteva trovare interesse per le carte di memorie patrie o per i classici di cui era ricca la Biblioteca di Correggio, che tantomeno poteva essere conquistato (ma semmai intimorito) dalle sue austere stanze, che non avrebbe saputo che farsene di un catalogo e mal si sarebbe conciliato con l'atmosfera seriosa, moralistica e un po' aristocratica che circolava in Biblioteca.
Eppure era proprio questo il pubblico che gli Amministratori correggesi volevano raggiungere o, perlomeno, soprattutto questo. Ma si affidarono a metodi e persone inadatte. Più in generale, all'intellighenzia di sinistra mancava un concreto programma d'azione nel settore della diffusione del libro, perciò arrancava con ritardo, in modo incerto e col peso di gravi impreparazioni tecniche; essa finì coll'aggrapparsi a programmi e schemi di antica estrazione prefascista, scarsamente adattabili alla nuova realtà sociale e politica.
Le difficoltà 'esterne', poi, furono notevolissime e determinanti. La Prefettura, ad esempio, attraverso la G.P.A. frustrò i diversi tentativi di innovare e destinare risorse in questo campo: le delibere furono sistematicamente bocciate perché si trattava di "spese facoltative" e pertanto non potevano eccedere il 5% delle entrate del Comune. In realtà spesso si trattava di veri e propri interventi di merito che esprimevano la determinazione di uno Stato autoritario e centralistico, a chiudere in modo conservatore la 'primavera' partigiana.
Su questo binario si muoveva il Ministero della Pubblica Istruzione che, per un verso, assegnava alle biblioteche comunali sussidi ridicoli, per l'altro, ne condizionava l'uso alla vecchia prassi del ventennio precedente.
"Non v'è dubbio, infatti, che, almeno per quanto riguarda il problema della lettura pubblica e delle biblioteche, l'unica politica perseguita dai responsabili del settore nel primo dopoguerra sia stata una politica di organica continuità con la gestione fascista e di restaurazione delle strutture che quella gestione aveva creato o abbozzato ". 44
Si perse così la prima vera grande occasione per rinnovare le strutture dell'intero sistema bibliotecario italiano e per rivederne in modo moderno finalità e funzionamento. Le responsabilità furono molteplici e, soprattutto, di peso diverso.
Innanzitutto vi fu l'operazione, di marca democristiana, di dar vita ad un sistema di pubblica lettura (attraverso i centri di lettura, le biblioteche del contadino e altre iniziative similari) che potesse costituire uno strumento omogeneo e capillare di propaganda politico ideologica e di plateale favoritismo nei confronti dell'editoria 'amica'. Per raggiungere questo obiettivo non si esitò a conservare o reingaggiare i più compromessi burocrati del periodo fascista: clamoroso fu il caso dell'ENBPS.
Vi fu anche una responsabilità delle organizzazioni storiche della classe operaia che non si posero, neppure nel periodo in cui parteciparono al governo nazionale, il problema della pubblica lettura e delle biblioteche.
Né mancarono colpe dei bibliotecari, che proprio mentre si viveva una fase storica di grande rilevanza si limitarono (per mancanza di decisione e di coraggio o per limiti culturali) a proporre rimedi parziali o meramente tecnici.
Il risultato fu che non solo non emerse un modello moderno di biblioteca e di centro di diffusione della cultura che fosse nuovo e diverso dagli altri, ma che anche un modello tutt'altro che nuovo e rivoluzionario come quello anglosassone della public library rimase per l'Italia una chimera.
4.2. Gli anni '50 all'insegna della mediocrità
I primi due anni della riordinata Biblioteca furono caratterizzati da non poche difficoltà di gestione.
Esse furono determinate innanzitutto dalla precarietà del personale. Non si potè, infatti, avere personale fisso perché norme restrittive e interventi della Prefettura impedirono sia l'espletamento del concorso per aiuto-bibliotecario sia l'assunzione di personale avventizio. Finzi, che ricopriva un incarico onorario e quindi non poteva dedicarsi completamente alla gestione della Biblioteca, fece diversi interventi sia sull'Amministrazione Comunale che sulla Soprintendenza e sulla Prefettura per invitarli a sbloccare tale situazione. 45 Tutto quello che riuscì ad ottenere fu qualche piccolo compenso per alcuni "alunni" volontari che così garantirono il servizio di distribuzione dei volumi. Solo nell'ottobre 1952 prese finalmente servizio il vincitore del concorso. 46
Altro problema fu quello dei finanziamenti annuali: quelli comunali (sull'ordine delle 200-250.000 lire), limitati dalla normativa restrittiva sulle spese facoltative, erano decisamente insufficienti a permettere un normale flusso di acquisizioni librarie; i contributi ministeriali poi erano delle vere inezie (25-30.000 lire). Anche su questo aspetto vi furono numerose pressioni di Finzi, 47 al quale va riconosciuta una tenace e continua presenza nell'assolvimento del suo incarico.
A questa scarsità di mezzi finanziari si ovviava in parte con il ricevimento in dono o in prestito di pacchi di libri e riviste da parte di enti pubblici e privati. A questo proposito va segnalata l'adesione della Biblioteca di Correggio al "Servizio di biblioteca mobile" gestito dalla Soprintendenza bibliografica nell'ambito del Servizio Nazionale di lettura. 48 Quest'ultimo prese avvio nel 1955 per iniziativa della Direzione generale delle accademie e biblioteche. Partendo da una realistica consapevolezza della situazione (meno del 4% dei Comuni italiani possedevano una biblioteca) e dei limitati mezzi a disposizione, la Direzione medesima mise a punto un progetto che rinunciava a creare una biblioteca in ogni centro abitato e puntava invece a realizzare un sistema nazionale avente come perno biblioteche provinciali, centri di organizzazione bibliotecaria a base comprensoriale e posti di prestito disseminati in periferia.
Questi ultimi erano dislocati presso quei Comuni che si abbonavano (con spesa assai modesta) al Servizio, ricevendo in cambio cassette di cinquanta volumi che venivano sostituite con altre ogni uno o due mesi; la gestione del Servizio e le operazioni biblioteconomiche (acquisti, catalogazione, ecc.) erano affidate alle Soprintendenze bibliografiche.
L'azione della Direzione generale a favore di un Servizio Nazionale di lettura, quale strumento per dare razionalità e coerenza - pur in modo centralistico e tutto sommato burocratico - agli impegni di spesa dello Stato nel settore delle biblioteche pubbliche, fini però con lo scontrarsi con la politica culturale perseguita dai governi centristi.
Questi, infatti, preferirono seguire altre vie: quelle dei centri di lettura, delle biblioteche del contadino, delle biblioteche popolari e scolastiche, delle altre molteplici iniziative promosse da enti privati, statali o parastatali che, tutte assieme, non fecero fare un solo passo in avanti alla realtà bibliotecaria nazionale, ma in compenso diedero, nel campo specifico, il loro importante contributo al consolidamento del sistema di potere che in quegli anni i partiti di governo, e la DC in primis, seppero costruire nella società e nello Stato. 49
Tornando alla realtà correggese, vanno inoltre ricordati i buoni rapporti che in quegli anni si instaurarono con la sezione bolognese dell'United States Information Service.
Fra il 1950 e il 1955 furono prestati (e a volte donati) alla Biblioteca di Correggio diversi pacchi di libri e riviste americane da parte dell'USIS, essi venivano scelti sulla base di elenchi che l'ente medesimo inviava a Finzi. 50
L'USIS prestò anche diversi documentari cinematografici che vennero proiettati, a cura della Biblioteca, per studenti e cittadinanza. Quest'attività fu particolarmente intensa fra l'autunno del 1952 e la primavera del 1953, quando venne affiancata da un ampio programma di conferenze serali aventi carattere divulgativo. I temi (dall'agronomia al diritto, dalla zootecnica alla psicologia, dalla musica alla biologia, ecc.) venivano trattati da esperti di ambito locale e provinciale. 51 Fu un'iniziativa che procurò a Finzi un caloroso elogio dal 52 Sindaco che lo invitò a continuare su questa strada. Ma l'esperienza non ebbe seguito.
Gli interessi di Finzi, infatti, erano rivolti in tutt'altra direzione: verso l'erudizione e la ricerca locale. Le conseguenze furono, per un verso, la creazione dell'Accademia del Sabato 53 e la pubblicazione di numerosi saggi e articoli di ricerca storica locale, per l'altro, l'allestimento di mostre di documenti e cimeli storici locali.
Dal 1952 al 1956 nella sala delle bacheche della Biblioteca furono organizzate cinque mostre con questo carattere: una sulla storia del libro, tre sul Risorgimento italiano, una sull'opera artistica dei maggiori esponenti della famiglia Asioli (Figg. 44-45). 54
Questa impostazione non poteva certo suscitare l'entusiasmo della sinistra, che si sentiva frustrata dal fatto di governare il Comune ed essere tanta parte della società locale e dover tuttavia 'sopportare' un bibliotecario che, pur essendo super partes, marciava in tutt'altra direzione della loro (ma anche del dibattito culturale coevo).
Di questa tollerante (perché comunque Finzi non subì discriminazioni) ostilità è esemplare testimonianza un articolo apparso nel 1955 su un periodico locale di ispirazione 55 comunista.
"In un paese come Correggio, dove non esistono circoli di cultura, centri del libro, ecc. che possono sviluppare un proprio programma culturale, la biblioteca comunale dovrebbe essere un luogo di serena discussione in cui attraverso dibattiti, conferenze, ecc. chi nutre un sincero interesse alla cultura potesse trovare soddisfatte le sue esigenze ".
L'articolo descriveva poi gli scarsi finanziamenti di cui godeva la Biblioteca e l'ultimo ennesimo tentativo del Comune di aumentarli frustrato dalla Prefettura,
"dopo che il Prefetto in persona, avuta consapevolezza dell'insufficienza degli stanziamenti comunali, aveva consigliato di elevare molto di più l'importo di tali stanziamenti. Mirabile coerenza!!! ".
In questo modo, però, la Biblioteca non era in grado di assolvere "a uno dei suoi compiti principali: portare a conoscenza del pubblico ciò che di nuovo si produce nel campo della cultura ". Ma c'era un'altra mancanza altrettanto grave: dal 1953, fatta eccezione per una commemorazione di Don Giuseppe Andreoli, non venivano più organizzate conferenze.
"Parlando di questa mancanza non si può fare a meno di parlare anche del direttore della biblioteca, il geom. Riccardo Finzi, il quale se si limitasse soltanto a fare il geometra senza occuparsi dei crani e dei volti del Correggio, senza scrivere vacue dissertazioni pseudostoriche e novelle da giornali a fumetti, riscuoterebbe sicuramente l'approvazione dei cittadini. Il Finzi, che come direttore dovrebbe interessarsi della vita della biblioteca e della diffusione della cultura, fa esattamente l'opposto, anzi fa di tutto per opporsi a quelle proposte che da varie parti gli vengono fatte in tal senso. Recentemente ha rifiutato di lasciar tenere in biblioteca una conferenza di Ada Marchesini Gobetti sull'educazione dell'infanzia: conferenza che, data la personalità dell'oratrice (o forse Finzi non ha mai sentito nominare nessun Gobetti) rivestiva un vasto interesse. E questo è solo uno di una lunga serie difatti simili. Speriamo che le nostre parole servano a muovere la pubblica opinione e scuotano dal torpore anche quella Commissione di vigilanza che, pur avendo possibilità limitate, può tuttavia opporre la sua voce a quella di un tale direttore ".
In effetti questo rilievo finale rivolto alla Commissione di vigilanza sembra tutt'altro che ingiustificato. Si trattava, infatti, di un organismo che non si occupava della programmazione e degli indirizzi culturali dell'Istituto, bensì si dedicava prevalentemente a problemi di gestione minuta della Biblioteca, finendo spesso con l'invadere il campo di Finzi. Tant'è che nel 1954 su sua proposta il Consiglio Comunale arrivò, all'unanimità, a modificare il Regolamento della Biblioteca per espropriare il direttore del compito degli acquisti librari e assegnarlo alla Commissione stessa. 56 Di conseguenza si creò una situazione in cui erano spesso determinanti criteri poco pertinenti. 57
Se vi erano motivi di polemica fra Finzi e l'esterno, qualche malumore non mancava neppure nei rapporti interni, col personale della Biblioteca.
Fu probabilmente questo crescendo di difficoltà su vari "fronti" 58 che, assieme a motivi di salute, portarono Finzi a dimettersi alla fine del 1956, nonostante gli inviti del Sindaco a recedere da tale proposito. 59
Le dimissioni di Finzi aprirono una crisi o, meglio, ruppero i delicati equilibri stabilitisi in questo settore. Fatto sta che la sua sostituzione fu un processo lungo (quasi un anno) e cruento, sia perché lasciò qualche 'vittima' sul. terreno, sia perché provocò, per la prima volta, una serie di contrapposizioni fra minoranza e maggioranza (con una rottura anche all'interno di questa) in tema di istituzioni culturali, dopo un decennio vissuto all'insegna dell'unanime consenso.
Fin dall'inizio fu chiaro che sarebbe stato difficile trovare un accordo sul nome del nuovo bibliotecario: una commissione nominata a tal fine non giunse a nessuna conclusione. 60
Col passare delle settimane la cosa venne trasformata in un 'caso' politico, con interessati interventi giornalistici de Il Resto del Carlino che attribuiva ai "ceti intellettuali della cittadina una certa apprensione per la presente situazione di anormalità", nonché un'esplicita richiesta di intervento della Soprintendenza 'per prendere le misure alte a garantire la custodia e la valorizzazione dei preziosi materiali contenuti nella Civica ".
L'articolo insinuava poi la possibilità che in conseguenza di ciò "l'Autorità tutoria sia obbligata a disporre una temporanea chiusura della Biblioteca ". 61
A questi "ingiustificati allarmismi sulla biblioteca di Correggio replicò qualche giorno dopo l'Unità, sostenendo che l'Istituto era tutt'altro che abbandonato, essendo affidato alle attente cure dell'aiuto-bibliotecario Franco Griminelli e del custode Amedeo Fortini, nonché alla vigilanza dell'apposita e qualificata Commissione.
"E' evidente - concludeva l'articolo - che gli articoli apparsi sul 'Carlino' denigratori della Biblioteca comunale, avevano uno scopo più che altro politico, per cercare di influenzare l'Amministrazione comunale nella nomina del nuovo direttore onorario ". 62
La situazione, almeno dal punto di vista politico, era però tutt'altro che tranquilla, tanto è vero che in una seduta del Consiglio Comunale tenutasi in quei giorni, peraltro disertata dai Consiglieri della minoranza (DC e PSDI), su questo argomento si registrò una spaccatura anche nel gruppo di maggioranza, con i socialisti che volevano chiudere la faccenda nominando in quell'occasione il nuovo direttore e i comunisti, invece, che preferivano aspettare per ricercare una nomina che registrasse il consenso anche della minoranza, considerando che comunque nel frattempo la Biblioteca non sarebbe rimasta abbandonata a se stessa. 63
Questa campagna di pressioni sulla scelta del nuovo direttore 64 vide come protagonisti anche la Soprintendenza bibliografica e la Prefettura. Anzi, il massimo della tensione si raggiunse quando finalmente il Consiglio Comunale arrivò, a maggioranza, alla nomina del direttore 65 e Prefetto e Soprintendenza espressero il loro parere contrario sull'eletto, invitando il Comune a rivedere il Regolamento della Biblioteca carente su questo aspetto. 66 Ci fu chi, giustamente, insorse contro questo atteggiamento arrogante e invadente che violava chiaramente l'autonomia della Biblioteca e del Comune di Correggio. 67
In effetti una presenza quantomeno assillante della Soprintendenza, che andava ben al di là delle sue competenze di semplice vigilanza sulle biblioteche non statali, faceva parte ormai della prassi: una prassi che anteponeva il controllo fiscale e autoritario a un atteggiamento costruttivo e innovativo.
Alla fine, comunque, il Consiglio Comunale subì il veto e acconsentì a rivedere il Regolamento, affidando nel frattempo la direzione della Biblioteca alla Commissione di vigilanza.68
La morte prematura dell'aiuto-bibliotecario, nell'ottobre successivo, accelerò la conclusione della vicenda. Il 27 dicembre 1957 il Consiglio Comunale, all'unanimità, eleggeva il nuovo direttore 69 e assumeva un aiuto-bibliotecario provvisorio. 70 Era evidente, comunque, che anche la Biblioteca faceva ormai parte del confronto fra le forze politiche. La minoranza, in sede di approvazione del bilancio preventivo per il 1959, rilevò tanto la scarsa frequenza di pubblico in Biblioteca che la limitatezza della sua attività culturale. Il Sindaco ammise tale regresso, ma poi gli fu fin troppo facile ricordare sia il triste retaggio del passato, soprattutto del periodo fascista, sia i diversi tentativi di promuovere iniziative e aumentare gli stanziamenti bloccati dalla G.P.A.71
Qualche iniziativa, tuttavia, in quegli anni venne realizzata. Nel giugno 1957, ad esempio, si tenne il Mese del libro, durante il quale furono esposti volumi delle case editrici Vallecchi ed Einaudi che misero a disposizione un paio dei loro collaboratori per altrettante conferenze pubbliche.
Nell'ottobre 1958 venne invece allestita una Mostra di libri di autori e argomenti correggesi.
Alla fine del 1959 si tennero le manifestazioni celebrative del 400' anniversario dell'elevazione di Correggio a città; fra di esse va segnalata un'importante mostra delle opere d'arte fatte restaurare per l'occasione con la collaborazione della Sovrintendenza alle Gallerie di Modena e Reggio. 72
Definire l'utenza della Biblioteca durante questo decennio, sia dal punto di vista dell'entità che della composizione, è questione interessante quanto complicata. Non esistono, infatti, statistiche per ogni anno e, soprattutto, quelle che ci sono disomogenee, compilate con criteri differenti e contenenti dati diversi per uno stesso anno.
Per il 1951, 1952, 1954 e 1955 esistono statistiche compilate sui moduli predisposti dal Ministero della Pubblica Istruzione e dall'Istituto Centrale di Statistica. 73
I dati sull'utenza che emergono sono i seguenti:
% di prestiti
letture in % di professori a professori
sede 74 e studenti sul prestiti e studenti sul
totale totale
1951 231 57 1.497 34
1952 1.870 35 2.441 45
1954 457 84 3.594 69
1955 448 88 1.050 71
Due soli sembrano i punti certi: che l'utenza era minima e che sempre più (dopo la riapertura della Biblioteca) vi ebbero peso professori e, soprattutto, studenti.
Dati diversi, generalmente superiori, si ricavano da alcune relazioni inviate ad altri enti ; 75 da una di esse risulta che le tessere concesse ai lettori nel 1951 erano 360.
Per gli anni successivi bisogna affidarsi alle relazioni di fine anno stilate dal bibliotecario per la Commissione di vigilanza: 76 esse documentano una sensibile crescita dell'utenza.
Nel 1956 i lettori provvisti di tessera per accedere alla sala di lettura erano 887, quelli ammessi al prestito (con lettera di mallevadoria o deposito cauzionale) erano 530. In quello stesso anno i volumi prestati a domicilio furono 3.636 e quelli consultati in sede 394; gli acquisti (libri e riviste) furono 224 e i doni 183.
Nel 1959 i lettori iscritti erano 1.204 (di cui: 51% studenti; 19% operai, contadini, artigiani e commercianti; 13% impiegati; 9% professionisti; 8% insegnanti).
I libri concessi in prestito furono 4.147 (più 1.030 del servizio promosso dalla Soprintendenza) e i lettori 1.924 (in media 6,8 per ogni giorno di apertura).
Da una relazione stilata dal direttore nel 1960 77 risulta che dal gennaio 1947 al dicembre 1958 erano entrati in Biblioteca 4.069 volumi ed erano stati dati in prestito 25.970 libri a 10.053 lettori.
Sono cifre che oggi forse fanno un po' sorridere, che denotano la marginalità di tale servizio rispetto ad una comunità di poco meno di 20.000 persone: nel 1959 infatti furono prestati 0,21 volumi per ogni abitante, oggi tale valore è circa tre volte superiore. Ma rispetto alla realtà nazionale di quel periodo sono valori di assoluto rispetto, anche perché in questo settore l'Italia occupava uno degli ultimi posti in Europa.
Questo primato in negativo era la diretta conseguenza delle due tendenze che erano state seguite nel nostro paese dopo l'Unità in campo bibliografico: una, propria dell'editoria privata, dettata dalla ricerca del profitto immediato, l'altra, propria dei gruppi politici dominanti, dettata da esigenze di propaganda ideologica-culturale.
Cosicché, se confrontata con lo stadio di sviluppo raggiunto dal sistema bibliotecario di altri paesi avanzati del mondo capitalistico, la realtà italiana appariva ancorata ad arretrate concezioni di stampo ottocentesco, sia per quanto riguarda il processo di diffusione della cultura che per le tecniche biblioteconomiche adottate. 78
Poche le novità maturate durante gli anni '50 relativamente alle altre Istituzioni culturali correggesi.
Le speranze di riavere in tempi rapidi la disponibilità del Teatro Asioli risultarono vane. Il tribunale di Reggio emise due sentenze favorevoli al Comune contro le quali però i locatari avanzarono ricorso. 79 Pertanto si cercò una soluzione concordata che permettesse di sbloccare definitivamente il dissidio in tempi ragionevoli. Nel 1959 il Consiglio Comunale approvò all'unanimità un'ipotesi di accordo. 80
1 locatari si impegnavano a rinunciare al ricorso e ad accettare le sentenze del tribunale pagando i risarcimenti dovuti, tutte le spese processuali e un congruo affitto fino al rilascio del Teatro. Il Comune, da parte sua, concedeva una proroga agli affittuari fino al 30 giugno 1960, 81 impegnandosi poi a non adibire più l'Asioli a Cinema.
Nel 1953, "allo scopo di ottenere un miglioramento del Corpo Bandistico", il Consiglio Comunale deliberò uno stipendio mensile di 15.000 lire al M.o Arialdo Neri, carpigiano, "che oltre a fungere da direttore della Banda, svolge le mansioni di insegnante della Scuola di Musica ". 82
Cinque anni dopo venne approvato un nuovo Regolamento per la Scuola Comunale di Musica (formalmente ancora in vigore) messo a punto dal Sindaco Zanichelli, dal Direttore Didattico Tamagnini e dal M.o Neri. 83
La Scuola, intitolata a Bonifazio Asioli, risultava istituita e mantenuta dal Comune con "lo scopo di provvedere all'insegnamento della musica ai giovani, col particolare intento di alimentare il Corpo Bandistico cittadino" (art. 1).
Essa dipendeva dal Sindaco che era coadiuvato, per la parte didattica e disciplinare, da un direttore onorario, 84 incarico che comunque poteva essere conferito anche all'insegnante della Scuola di Musica.
A quest'ultimo, stipendiato dal Comune, toccava invece l'effettiva conduzione della Scuola, limitata al solo insegnamento degli strumenti a fiato.
Il Regolamento prescriveva, fra l'altro, che presso la Scuola fosse ospitato il Corpo Bandistico Cittadino la cui direzione veniva affidata all'insegnante. Anzi, gli iscritti alla Scuola con residenza nel Comune, dopo il secondo anno di studi, erano tenuti a prestare la loro opera in tutti i servizi della Banda per almeno quattro anni.
Come si vede veniva ribadito, e in qualche modo accentuato, l'intreccio fra Banda e Scuola di Musica, pur essendo solo quest'ultima un'istituzione comunale in senso stretto.
Questo collegamento venne poi confermato nello Statuto di costituzione dell'Associazione Musicale Corpo Bandistico Cittadino (approvato dai soci il 12 novembre 1962) che si proponeva "di incrementare l'educazione musicale fra il popolo" e di "mantenere in vita la vecchia tradizione popolare dei concerti bandistici ".
Nella seconda metà degli anni '50 ricevette una sommaria sistemazione l'Archivio Storico Comunale, che era stato trasportato all'ultimo piano del Palazzo dei Principi: l'aiuto-bibliotecario venne incaricato dal Sindaco, pressato a sua volta dalla Sovrintendenza Archivistica, di sistemare le buste negli scaffali. 85
Nel corso del decennio venne abbandonata l'intenzione di creare una Pinacoteca-Museo, tanto è vero che nel 1956 tale proposta non risultava più nemmeno nei programmi elettorali delle forze di governo della città, mentre vi era stata nel 195 l.
Verso la fine degli anni '50 venne però attuata, con la collaborazione della Sovrintendenza alle gallerie di Modena e Reggio, un'importante campagna di restauri che riguardò alcune delle maggiori opere d'arte della Città. 86 In precedenza un programma di lavatura degli arazzi si era arenato dopo il primo intervento, probabilmente per i costi elevati e per le lunghe ed estenuanti procedure burocratiche che si erano dovute seguire. 87
Il panorama culturale locale venne inoltre 'colorito' da nuove pittoresche ricerche di Finzi sul cranio dell'Allegri 88 e da un'attribuzione (autorevolmente contestata) di affreschi del Palazzo dei Principi alla mano del "SOMMO pittore ". 89
Da ultimo, più che su queste vicende 'di provincia', conviene piuttosto soffermarsi sugli obiettivi che, relativamente al settore culturale, i partiti che amministrarono Correggio durante gli anni cinquanta inserirono nei loro programmi elettorali.
Per le elezioni comunali del 1951 i programmi elettorali di PCI e PSI riportavano entrambi un identico consuntivo dell'operato della "Giunta Comunale Socialcomunista" nella precedente legislatura. In esso venivano ricordati il ripristino della Scuola di Musica e della Banda, il riordino e la riapertura della Biblioteca (per la quale erano state spese 700.000 lire solo nel 1950) con un nuovo regolamento, l'appoggio finanziario ad alcune iniziative di carattere artistico e culturale. La parte propositiva era invece parzialmente diversa. 1 socialisti elencavano fra i loro obiettivi la Scuola serale di Disegno per artigiani, la Scuola di Musica e "l'incremento a qualunque iniziativa di carattere artistico e culturale ". 90 I comunisti, a loro volta, proponevano il riordinamento della Pinacoteca, l'istituzione della Scuola di Disegno e di una Biblioteca Circolante per la divulgazione di libri nelle frazioni. 91
Negli obiettivi del loro programma per le comunali del 1956 i comunisti inserirono l'istituzione ex novo delle Scuole di Disegno e di Musica, l'arricchimento dei programmi culturali e della dotazione libraria esistente in Biblioteca nonché l'istituzione di Biblioteche Circolanti nelle frazioni, la creazione di un premio di pittura Città di Correggio e altre iniziative artistiche. 92
4.3. La rinascita: creazione degli Istituti Culturali e riapertura del Teatro Asioli
Gli anni '60 cominciarono sulla base di nuove e più avanzate prospettive che si andarono meglio precisando nel corso del decennio, ma che da subito segnarono un distacco netto con la mediocrità degli anni precedenti.
E' indubbio che influirono le modificazioni che intervennero nella società e nella situazione politica italiana in quel periodo.
Il boom economico accelerò e rese tumultuoso un processo che trasformò il paese da agricolo-industriale in industriale-agricolo, con notevoli conseguenze sul piano degli spostamenti sociali e perciò anche culturali. Il ceto intellettuale conobbe un rimescolamento e nuove aggregazioni in relazione al mutare dei propri rapporti con il processo produttivo. La televisione si affermò come grande mezzo di comunicazione sociale, come formidabile strumento unificatore della cultura e anche dei costumi. La più larga informazione che ne derivò, il fatto stesso che il dibattito politico (seppure in modo limitato e spesso unilaterale) entrasse direttamente nelle case, allargò gli orizzonti e gli interessi culturali. Anche sul piano dell'istruzione pubblica i mutamenti furono assai rilevanti, soprattutto sotto la pressione delle classi sociali subordinate che chiedevano una trasformazione in senso non classista del sistema scolastico; ma a questi mutamenti non furono estranei neppure i gruppi dirigenti economici, convinti che lo sviluppo produttivo avrebbe avuto bisogno di personale qualificato in ogni settore e livello. Conseguenze concrete di questo composito movimento riformatore furono l'istituzione della scuola media unificata (1962) e, ancor prima, una limitata liberalizzazione degli accessi alle facoltà universitarie tecnico-scientifiche (1961).
In generale si può dire che in quegli anni i problemi della diffusione della cultura si posero ad un nuovo e più avanzato livello.
Contestualmente la lotta per guidare ed egemonizzare questo processo di unificazione culturale, che si manifestò con lo sviluppo delle forze produttive e con l'espansione democratica della società, divenne più difficile e più acuta. In particolare essa vide un impegno assai più deciso e consapevole da parte dei partiti della sinistra e del movimento sindacale.
I tempi divennero maturi anche per 1, riaprire su scala nazionale il dibattito sulla lettura in Italia, in connessione con l'espandersi dell'attività editoriale da una parte e con l'acculturazione scolastica di massa dall'altra; si aggiunga a ciò il fatto che con i primi anni del nuovo decennio il centro-sinistra portò nel paese una rinnovata speranza di riforme in ogni campo e, contemporaneamente, le iniziative puramente clientelari gestite dalla DC e dalle sue agenzie nel settore sembrarono entrate in crisi ". 93
A testimonianza di questo nuovo clima va ricordato che all'inizio del 1962 il Ministro della Pubblica Istruzione Gui, su proposta dell'On.le Tristano Codignola, aggiunse alle competenze della Direzione generale delle accademie e biblioteche anche quella relativa alla "diffusione della cultura", motivandola con la necessità di
"assicurare a tutti i cittadini e a tutti i gruppi della comunità i libri moderni di cui hanno bisogno per l'informazione, per la formazione civica e professionale, infine per il buon impiego del tempo libero ". 94
In quello stesso anno l'editore "Giulio Einaudi iniziò una vigorosa campagna a favore di un programma di finanziamento pubblico alle biblioteche e lanciò il progetto della biblioteca-modello di Dogliani ". 95 Nel 1964, poi, l'A.I.B. diffondeva un importante documento dal titolo: La Biblioteca pubblica in Italia. Compiti istituzionali e principi generali di ordinamento e di funzionamento, una pietra miliare per il dibattito e le realizzazioni che ebbero luogo negli anni successivi nel campo della pubblica lettura.
Suo obiettivo era quello di offrire un modello culturale e tecnico-organizzativo per le oltre 600 biblioteche degli enti locali allora esistenti in Italia, alle quali veniva attribuita
"la fondamentale funzione di assicurare ordinatamente ed efficientemente in tutto il Paese quel servizio di pubblica lettura reclamato dalla società moderna, al quale risultano ormai impari le biblioteche popolari ". 96
Il riferimento ideale era esplicitamente indicato nella Pubblic Library di tipo anglosassone, ormai accolto dalla maggioranza dei bibliotecari italiani.
L'intento era quello di Vare anche al nostro Paese una struttura bibliotecaria moderna, tale da facilitare davvero la diffusione della cultura attraverso il libro ". 97 Per conseguire questo obiettivo si doveva voltar pagina rispetto al passato e assegnare alla biblioteca pubblica un ruolo attivo. Perciò essa non doveva solo "raccogliere e ordinare libri e altri materiali di comunicazione delle idee (opuscoli, fogli volanti, periodici, carte, stampe, diapositive, films e dischi)", ma soprattutto "promuoverne l'uso con varie tecniche e con un'opera assidua di consulenza e guida ai lettori ". 98
Il pubblico potenziale di questo moderno sistema di pubblica lettura che si voleva costruire era teoricamente rappresentato da "ragazzi, giovani, adulti- uomini e donne dovunque vivano e lavorino, nelle città o nei più isolati comuni rurali ". 99
Si trattava evidentemente di un grande passo avanti rispetto ai provinciali e retrivi progetti fino ad allora realizzati o tentati da vari Ministri o Enti governativi (ENBPS in primis).
Sostenere che questo modello, nel suo fondo, conservava una "aderenza funzionale alle esigenze delle classi dominanti e dell'industria editoriale" 100 pare, se non sbagliato, certo troppo riduttivo.
Per la prima volta, infatti, veniva offerto agli amministratori pubblici e ai bibliotecari italiani di buona volontà un punto di riferimento ideale e tecnico-organizzativo decisamente moderno e riformatore. Il problema semmai stava nel fatto che esso era l'emanazione teorica di un'associazione professionale 'privata', e non il provvedimento col quale lo Stato, nelle sue diverse componenti centrali e locali, fissava le linee per un proprio concreto intervento nel settore della pubblica lettura. Ne conseguiva una sostanziale connotazione di 'volontarismo' che riduceva alquanto le effettive possibilità di attuazione di un generale rinnovamento e potenziamento della realtà bibliotecaria italiana.
Se i rilevanti mutamenti del quadro nazionale ebbero il loro peso nel condizionare le vicende locali, va però riconosciuto che a Correggio si fu particolarmente pronti non solo a raccogliere i nuovi stimoli provenienti dalla società; ma anche a trasformarli in occasioni di riflessione e ricerca di una nuova linea di politica culturale. Soprattutto, contestualmente al dibattito, si seppero operare importanti scelte concrete sul piano politico e amministrativo. 101
Questo permise all'Amministrazione Comunale di trovarsi pronta quando, fra la fine del decennio e l'inizio di quello successivo, il nuovo e più incisivo sommovimento che investì tutta la società nazionale (ed europea) impresse agli avvenimenti politico-sociali una formidabile accelerazione.
Fu uno scossone che, come mai prima, portò in primo piano le problematiche culturali, proponendo nuove concezioni e nuovi modi di far cultura. Tale confronto toccò inevitabilmente la questione dei beni e delle istituzioni culturali e fissò nuove e più avanzate coordinate per un loro uso sociale.
Proprio grazie alle scelte coraggiose e anticipatrici compiute all'inizio degli anni sessanta, Correggio potè presentarsi a quell'appuntamento storico con già un prezioso bagaglio di riflessioni e realizzazioni, mentre quasi ovunque solo allora ci si mise in movimento.
La realtà correggese venne quindi a trovarsi in una posizione di avanguardia sul piano regionale (ma probabilmente anche nazionale) nell'elaborazione di un nuovo modello di! centro di promozione e produzione culturale.
E' perciò opportuno esaminare quali furono quelle scelte, la cui ispirazione di fondo fu in qualche modo abbozzata già nel programma elettorale del PCI per le amministrative del 1960.
Punto di partenza era la constatazione che
"La partecipazione attiva alla vita politica, sociale ed economica di masse sempre più numerose, le lotte condotte dai lavoratori, l'ingresso nella produzione di un numero sempre più grande di donne e di giovani hanno modificato il livello di vita di larga parte della popolazione. Hanno sviluppato e stimolato nuove e crescenti esigenze culturali, sportive, associative, hanno portato a modificazioni dei gusto e del costume ". 102
Di fronte a "queste esigenze di vita moderna e più civile", alle Amministrazioni Comunali spettava una 'funzione di coordinamento, stimolo e soddisfacimento ". In particolare i comunisti correggesi avanzavano una serie di proposte, la più rilevante delle quali era senz'altro la creazione di
"un 'organismo culturale cittadino' al quale saranno chiamati a far parte i rappresentanti della cultura che forniti di mezzi finanziari, utilizzando le attrezzature esistenti (Biblioteca, Pinacoteca, Teatro, Palazzo dei Principi) elabori e realizzi un programma di manifestazioni culturali, quali mostre, concerti di musica moderna e classica, conferenze culturali, rappresentazioni teatrali, creazioni di gruppi filodrammatici, ecc. ". 103
Sono concetti, mi pare, assai vicini a quelli che alcuni anni dopo si sarebbero ritrovati nel programma del FORMEZ per la realizzazione nel mezzogiorno d'Italia dei Centri di Servizi Culturali. Tale programma, infatti, nel definirne i compiti cosi si esprimeva:
"valendosi di una biblioteca appositamente organizzata e di altri strumenti di comunicazione (films, dischi, giornali, riviste, ecc.), il Centro organizzerà cicli culturali, dibattiti, incontri con esponenti e cultori delle scienze e delle arti, promuoverà la costituzione di gruppi di studio, presenterà novità librarie e curerà altre iniziative culturali risponderai ai bisogni dell'ambiente in cui opera [... ] Il Centro, ponendo a disposizione la sua dotazione ed i suoi animatori, collaborerà con enti, associazioni e gruppi sociali nella formulazione e nella realizzazione dei loro programmi ". 104
Vi era in questo l'intuizione della necessità di concepire il servizio bibliotecario all'interno di un più generale impegno culturale pubblico che, nel caso di Correggio, coinvolgesse tutte le istituzioni culturali cittadine; era già significativo, inoltre, il rilievo che veniva dato, come fattore di sviluppo della democrazia, alla partecipazione di associazioni o "rappresentanti della cultura" (comunque a istanze sociali della comunità locale) alla programmazione e gestione, accanto agli operatori tecnici, dell'attività culturale.
A Correggio i primi fatti concreti non si fecero attendere. Nel marzo 1960 era stato bandito un concorso per aiuto-bibliotecario 105 il cui vincitore, il dott. Alberto Ghidini, entrò in servizio un anno dopo. 106 Qualche mese più tardi il Consiglio Comunale appurava la necessità di dare alla Biblioteca un nuovo regolamento, essendo quello in vigore "non più rispondente alle esigenze attuali ". 107
Questo lavoro di revisione approdò nell'aprile 1962 ad una prima significativa modifica. Venne abolita la carica onoraria di bibliotecario e le sue funzioni attribuite all'aiutobibliotecario, al quale pertanto venne assegnata la superiore qualifica di "Bibliotecario Direttore ". 108
Era la prima volta nella storia della Biblioteca di Correggio (e ciò ne accentuò certamente le caratteristiche di servizio pubblico) che la sua responsabilità era interamente affidata ad un bibliotecario di 'professione' e a tempo pieno, anziché a studiosi locali caricati di attribuzioni 'amatoriali' e 'missionarie'.
Non vi furono per il momento altre decisioni di rilievo, ma già in quel periodo cominciò a diffondersi la consapevolezza che per un ulteriore auspicabile sviluppo dell'istituto occorreva uscire dall'impostazione tradizionale e antiquata fin lì seguita "adeguandosi ai tempi" 109
I problemi principali venivano individuati nella espansione della sede, nella continuazione del riordino e della catalogazione dei fondi librari e documentari, nel conseguente aumento del personale e dei finanziamenti. Nel contempo ci si proponeva di raggiungere col servizio più vaste categorie di persone e di fare della Biblioteca "un centro rispondente ai bisogni culturali più attuali ". 110
E' significativo che da parte dell'Amministrazione Comunale si cercò di rispondere a tutte queste esigenze: assegnando qualche altro locale del Palazzo resosi disponibile grazie al trasloco della Scuola d'avviamento professionale, assumendo personale avventizio, destinando maggiori stanziamenti che però spesso, specialmente quelli per le attività culturali, venivano decurtati o soppressi dalla G.P.A. 111
Di questo nuovo clima fu protagonista anche la nuova Commissione di Vigilanza, eletta nel 1963, 112 che cominciò a prestare molta più attenzione alle attività di promozione culturale, preoccupandosi che esse fossero rivolte ad affrontare i temi attuali del dibattito culturale: incidenza sociale e nuovi strumenti delle comunicazioni di massa, tendenze dell'arte contemporanea, riforma della scuola e nuovi metodi di insegnamento, ecc. 113
Nel settembre 1962 il Consiglio Comunale approvava il Progetto di consolidamento e restauro del Palazzo dei Principi. 114
Si trattò di una decisione che segnò una tappa storica nell'evoluzione delle istituzioni culturali correggesi.
Già negli anni '50 il Comune, di fronte alle lesioni ormai gravissime delle strutture murarie, si era mosso per cercare finanziamenti presso enti pubblici preposti alla salvaguardia del patrimonio artistico; non ne aveva ricavato nulla 115 e aveva quindi deliberato piccoli interventi urgenti. 116
Ora, di fronte all'ulteriore aggravamento della situazione, l'Amministrazione locale decideva di risolvere definitivamente il problema risanando completamente, o in gran parte, il Palazzo, assumendone direttamente l'iniziativa e l'onere finanziario. 117
L'importanza di questa coraggiosa scelta era accresciuta dalla destinazione prevista per l'edificio una volta restaurato: per la prima volta esso veniva espressamente ed esclusivamente finalizzato a sede dei servizi culturali. Il progetto prevedeva infatti l'utilizzazione dell'importante fabbricato a Palazzo dei Musei. I locali del piano terra venivano destinati a Museo lapidario, Sale mostra, Sala commissioni, Sala conferenze e Museo delle antichità. Quelli dell'ammezzato ad abitazione del custode e Scuola di disegno professionale. Al primo piano era prevista la Biblioteca Civica con 11 vani (nella parte cinquecentesca del Palazzo) e la Pinacoteca-Museo con 12 vani. Nel secondo piano, infine, venivano localizzati gli Archivi Storici, nonché la Scuola di Musica con la sala Per le prove musicali. 118
L'idea dell' "organismo culturale cittadino" prendeva cosi corpo, anche se certe definizioni erano ancora un po' statiche e incongruenti, ma si sarebbe provveduto negli anni successivi a studiare e realizzare soluzioni più adeguate.
Comunque il dado era tratto e questa volta dai propositi si passò subito ai fatti: già nel 1962 si procedette alla realizzazione della Sala conferenze 119 e delle Sale mostra. 120
Un'altra decisione importante venne presa nella primavera del 1962. Il Consiglio Comunale, preso atto che finalmente il Teatro Asioli era stato riconsegnato dal l'affittuario, espresse la volontà di "ripristinarlo nel suo antico splendore" e assegnò l'incarico per la redazione di un progetto di restauro. 121 Un anno dopo fu nominato un legale per la definizione dei rispettivi diritti di Comune e palchettisti: 122 sarebbero occorse lunghe e pazienti trattative per trovare una soluzione equa e 'pacifica' onde poter dare il via ai lavori.
Assieme a queste scelte, che potremmo considerare strutturali e di lungo periodo, si decisero iniziative che cominciavano a utilizzare gli spazi che man mano venivano approntati. Un particolare impulso ricevettero le mostre d'arte, per le quali si potevano ora utilizzare apposite sale. li loro uso fu così intenso, soprattutto da parte di pittori che le richiedevano per proprie mostre personali o collettive, che nel 1963 si decise di regolamentarlo. 123
Vi furono anche iniziative promosse direttamente dal Comune, come il Premio di pittura Città di Correggio 124 nel 1962 e l'omonimo Premio di fotografia 125 nel 1963, o come la mostra il Correggio nelle incisioni di Paolo Toschi. La vecchia Correggio nella fotografia nel 1964 (Figg. 46/51).
Già si è detto della breve ma significativa ripresa della Scuola serale di Disegno alla fine del 1963.
Merita pure un cenno la decisione del Consiglio, nel febbraio 1962, di istituire un Centro di Studi Allegriani. Questa scelta fu significativa non tanto per le sue conseguenze Concrete, che immediatamente non ci furono (né potevano realisticamente esserci), ma per la discussione che la accompagnò e gli orientamenti che emersero.
La proposta della Giunta era di assegnare a tale Centro il compito di acquistare e conservare materiale bibliografico e documentario sul Correggio, nonché curare pubblicazioni e iniziative sulla sua figura e opera di artista. La sua sede sarebbe stata situata nel Palazzo dei Principi, a fianco della Pinacoteca-Museo e delle altre istituzioni che si aveva intenzione di collocare in quello che veniva definito il Centro di cultura della città.
in questo modo si voleva dare alla città un servizio permanente, "che fosse motivo non solo di esternare il ricordo [dell'Allegri] ma qualcosa di vivo a cui si possano legare studiosi ed appassionati ". 126
Era indubbiamente un atteggiamento nuovo, che rompeva con la lunga tradizione di carattere retorico-rievocativo che aveva sempre dominato i rapporti fra la città e il suo figlio prediletto, e optava invece per un approccio ispirato alla ricerca e all'approfondimento culturale. 127
Questa decisione consigliare va ricordata anche per essere stata l'unica occasione, in quella stagione di importanti scelte del Comune in campo culturale, in cui vi fu polemica fra maggioranza e opposizione. Tutte le altre decisioni vennero prese all'unanimità e ciò costituisce un fatto di notevole rilievo. Le proposte furono sempre elaborate e avanzate dalla Giunta, ma su di esse si manifestò un contributo costruttivo della minoranza che, evidentemente, si sentiva coinvolta e concorde su tali scelte, le quali, passo dopo passo, ricostituivano le strutture culturali della città, ma su basi concettuali e politiche nuove. 128
Di conseguenza fin dalla loro 'rinascita' tali istituzioni vennero concepite e vissute come centri al servizio non di una sola parte, ma di tutta la città.
Fu anche grazie a questo comune attaccamento al prestigio culturale (vecchio e nuovo) di Correggio e alla rinuncia a reciproci integralismi che vennero poste le fondamenta di questa 'rinascita'.
Il 1964 fu un altro anno cruciale nel quale vennero ulteriormente precisate le idee e i progetti che sarebbero stati realizzati nel decennio successivo.
Alcuni documenti di quell'anno ne offrono una chiara testimonianza.
Innanzitutto il Programma pluriennale del Comune in cui, nel capitolo "Scuola, cultura, sport e ricreazione", 129 si affermava il carattere "necessario" delle spese per la scuola e la cultura di contro alla facoltatività dichiarata dalla legge. Tale affermazione nasceva dalla constatazione delle
"carenze culturali anche extrascolastiche e dalla coscienza che l'Ente locale ha di attribuire a sé stesso, quale elementare particella del tessuto sociale, una funzione educativa nel senso lato della parola ".
Questo impegno doveva andare in direzione tanto della rottura con la tradizione oscurantista dell'immediato dopoguerra che dell'affermazione di nuovi valori ideali. Il Comune doveva perciò avere un ruolo attivo ed elaborare in questo campo una programmazione a lungo raggio, assumendosi i propri oneri e sollecitando gli altri Enti Pubblici a fare altrettanto.
Quali erano i punti salienti di questo programma in campo culturale?
In primo luogo l'improcrastinabile recupero del Teatro Asioli. dei cui rinnovamento venivano fissate le linee: assunzione della sua gestione direttamente da parte del Comune (tramite un'apposita Commissione di nomina consigliare, personale comunale e contributo finanziario annuo da stanziare a bilancio); utilizzazione della sala esclusivamente per spettacoli lirici, di prosa, di arte varia, concerti e audizioni; destinazione delle sale del ridotto a sede di un "Circolo Culturale collegato al Teatro ".
La Biblioteca, l'unica istituzione al momento funzionante, aveva pur essa bisogno di profonde modificazioni: l'adesione ad un "Consorzio Comunale fra le Biblioteche Popolari " per poter avere a disposizione più libri, il riordino dei locali e delle scaffalature, una maggiore diffusione del proprio patrimonio con l'istituzione di punti di prestito nelle principali fabbriche e frazioni, la dotazione di materiale extra-librario (soprattutto strumenti audiovisivi) da usare per "vivificare cicli di conferenze", la regolamentazione delle Sale mostra, l'approntamento di una Pinacoteca-Museo in cui accogliere tutto il materiale non librario e da aprire al pubblico, l'istituzione del "Centro di studi Allegriani ".
Per l'attuazione di questo ambizioso programma si prevedeva una spesa di oltre 160 milioni che, nella quasi totalità, sarebbe stata assunta dal Comune tramite la contrazione di mutui.
Alla concretizzazione di molti di questi obiettivi si sarebbe potuto giungere solo dopo che fosse stato sistemato completamente il Palazzo dei Principi: esso avrebbe così assunto le funzioni di Casa della Cultura, con un chiaro riferimento al modello francese della Maison de la culture.
Qualche mese più tardi il Consuntivo predisposto dal Comune per le elezioni amministrative del 1964 precisava ulteriormente il concetto, presentando il Palazzo dei Principi come la "sede naturale delle istituzioni culturali correggesi ". 130
Contemporaneamente il programma elettorale del PCI (quale partito guida della maggioranza) definiva le linee di politica culturale entro le quali si muoveva questa complessa operazione.
"La capacità del movimento democratico di contrapporre una propria visione dell'uomo si deve estendere dal campo fondamentale della scuola, al piano dei valori culturali di un mondo diversamente organizzato. La cultura per essere un movimento di massa, cioé di educazione generale, non deve partire da posizioni paternalistiche. Deve partire da una posizione autonoma e libera, che abbia le sue radici nell'impegno civile, nella ricerca, nell'ampia divulgazione, nel dibattito [... ] La cultura ha bisogno oltre che di strumenti autonomi di un ambiente sociale che non poggi sulla discriminazione ideologica, ma sul franco e aperto dibattito." 131
A questi criteri avrebbero dovuto ispirarsi le istituzioni che si proponeva fossero realizzate dal Comune di Correggio e che erano, ovviamente, quelle già presentate dal Programma pluriennale.
Si trattava di una concezione militante e alternativa della cultura, in cui aleggiava una sincera vocazione (corroborata dalla realtà dei fatti) al confronto aperto e tollerante. La graduale realizzazione degli obiettivi proclamati, cui ci si dedicò negli anni seguenti, fu occasione di ulteriori arricchimenti al modello di centro culturale che si andava concretizzando, soprattutto con l'introduzione di varianti tese a far meglio corrispondere i servizi al principio fondamentale di una loro più larga e moderna utilizzazione.
Nel 1966 venne approvata una importante variazione al progetto di restauro del Palazzo dei Principi. 132
Essa andava nella direzione di invertire la dislocazione, nel primo piano dei Palazzo, della Pinacoteca-museo e della Biblioteca, assegnando alla prima le sale di costruzione cinquecentesca e alla seconda quelle di edificazione successiva. Questa modifica permetteva il conseguimento di due obiettivi: 1) il mantenimento delle caratteristiche architettoniche della parte più preziosa del palazzo senza ledere la fruibilità del servizio che avrebbe ospitato; 2) la possibilità di un intervento strutturale più deciso, ma senza commettere scempi architettonici, per rendere più moderni e accoglienti gli spazi destinati alla Biblioteca, soprattutto le sale di libero accesso al pubblico. In questo modo si intendeva superare quell'immagine di Biblioteca-Museo che nei decenni precedenti aveva certamente contribuito a tener distante il pubblico meno motivato e acculturato.
Un'altra importante decisione fu adottata nel 1967, "su preciso e opportuno suggerimento della Soprintendenza Bibliografica", 133 con l'adozione del principio degli scaffali aperti (e di conseguenza del sistema di classificazione decimale Dewey) come scelta tecnica primaria per la futura organizzazione della Biblioteca. Si trattava di una opzione che la poneva fra le pochissime biblioteche italiane impostate su questo principio, ormai diffusissimo negli USA e in alcuni paesi europei, ma ancora d'avanguardia nella nostra realtà nazionale.
Il futuro della Biblioteca 134, insomma, non veniva atteso ma, per quanto possibile, preparato; nel contempo si continuava a prestar cura ai normali servizi di pubblica lettura e, soprattutto, si intensificava il lavoro di promozione culturale.
Per quanto riguarda il primo aspetto c'è da dire che l'utenza registrò qualche progresso, anche se non eclatante, rispetto agli anni '50.
Il quadro dell'utenza negli anni 1965-1968 può essere così sintetizzato, sulla base di relazioni o dati statistici predisposti dal Direttore della Biblioteca 135 che però non sono sempre omogenei:
1965 1966 1967 1968
lettori 2.580 2.050 3.100 4.500
prestiti 4.953 3.600 2.815 3.279
Il patrimonio librario era ormai sull'ordine dei 40.000 volumi e il suo incremento annuo marciava al ritmo di 900- 1.000 nuove accessioni.
Questi dati, se opportunamente raffrontati con quelli nazionali, mettono meglio in luce la dimensione decisamente positiva della realtà correggese. Nel 1965 a Correggio furono prestati a domicilio 0,25 volumi per ogni abitante. In Italia, nello stesso periodo,
"Le 34 biblioteche governative diffondevano annualmente, per prestito, 182.889 volumi, cioè appena lo 0,003 per abitante; le altre, quelle di Enti locali, le popolari, le scolastiche, 2.649.218 volumi, cioè lo 0,05 per abitante ". 136
A corredo di questo dato ve n'era un altro, anche più negativo, che documentava la scarsissima presenza sociale del libro: il 64 % delle famiglie italiane non possedeva un libro e il 71% degli italiani non ne leggeva mai. 137
Per quanto riguarda il secondo aspetto, la promozione culturale, la distanza rispetto ai decenni precedenti fu nettissima. Fra il 1965 e il 1970 il numero di iniziative (conferenze, dibattiti, mostre, proiezioni cinematografiche, ascolti guidati, ecc.) fu notevole e in continuo crescendo; il loro livello culturale e scientifico (per scelta delle tematiche, dei relatori, degli artisti, ecc.) quasi sempre alto. 138
Alla base di questo dinamismo stava il concetto che
"in una società moderna la Biblioteca non può restare nel suo tradizionale ruolo di conservazione del materiale e di strumentazione di un servizio in prevalenza riservato a studiosi, a cultori di memorie patrie e, in genere, a un ambito ristretto di cittadini; ma deve anche istituire un rapporto diretto con larghi strati di lavoratori, ponendosi come istituto indispensabile per la formazione culturale della cittadinanza. Questo criterio è quello che informa l'attività della nostra Biblioteca, in particolare quell'attività che si estrinseca in conferenze, proiezioni, mostre, dibattiti ". 139
Non c'è dubbio, insomma, che vi era una chiara consapevolezza della necessità di un profondo e creativo legame fra servizi culturali e territorio, proprio quello che invece continuava a mancare alla stragrande maggioranza delle istituzioni che in Italia operavano in questo campo, la cui caratteristica saliente era appunto la separatezza dalla società.
Contemporaneamente andava anche maturando la coscienza che autonomia locale non poteva né doveva significare vieto municipalismo. Tanto più nel settore culturale, in cui le forze erano così deboli, la programmazione degli interventi andava vista in un ambito più ampio di quello comunale, ma caratterizzato comunque da omogeneità socio-culturale.
All'inizio del 1968, quindi, il Comune di Correggio si fece promotore, presso gli altri Comuni del Comprensorio, della proposta di costituire un Sistema bibliotecario. Idea non nuova di per sé, ma originale era l'intuizione che un ambito più ristretto e omogeneo di quello provinciale (verso il quale si dirigevano invece altre esperienze) avrebbe più facilmente permesso ai servizi culturali di attecchire su tutto il territorio e trovare più efficaci motivazioni e forme di collaborazione. D'altra parte Correggio, consapevole dell'impegno che stava profondendo nel settore della cultura, sentiva ormai di poter giocare un ruolo non solo all'interno dei propri confini comunali.
Nel frattempo le altre istituzioni culturali facevano significativi passi in avanti.
Nel maggio 1966 il Consiglio Comunale approvava all'unanimità un nuovo (e definitivo) progetto di restauro dei Teatro Asioli: per il momento si rinunciava al ripristino del ridotto e delle sale attigue per poter rientrare in un tetto di spesa sopportabile dal Comune; da parte di tutte le forze politiche venne comunque un invito a provvedere nel futuro al recupero anche di quegli spazi, ritenuti importanti per favorire sia l'attività che l'associazionismo culturale. 140
Esattamente un anno dopo il Consiglio approvava, sempre all'unanimità, il Regolamento della Pinacoteca-Museo di Correggio. Si trattava in realtà dell'adempimento a un atto formale, conseguente a un Decreto Ministeriale dei 1965 che aveva classificato (in base alla legge 22/9/1960 n. 1080) quello di Correggio fra i musei minori. Il testo corrispondeva grosso modo al modello standard predisposto dal Ministero e prevedeva, assieme ad una serie di norme tecniche, l'affidamento della sua sovrintendenza ad una "Commissione di consulenza" di nomina consigliare. Il personale (direzione e custodia) era lo stesso della Biblioteca, in quanto un Museo per il momento ancora non c'era. 141
Negli anni successivi si provvide all'acquisto di alcune opere d'arte moderna (di autori locali e non) 142 e si continuò il restauro di quelle già possedute che ne avevano più urgente bisogno. In particolare gli arazzi, nel 1968, vennero sottoposti a lavaggio e disinfestazione, 143 dal 1969 144 si cominciò (con finanziamenti prima ministeriali e poi regionali) un programma per il loro completo restauro (compresa la ricongiunzione in un unico pezzo di quelli che erano stati tagliati a metà) che oggi è quasi giunto al termine.
Contemporaneamente vi furono trasferimenti di opere d'arte ed oggetti sacri di pertinenza di chiese di proprietà comunale la cui situazione di degrado e di abbandono non garantiva più condizioni di sicurezza. In alcuni casi 145 fu la stessa Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici a sollecitare tali interventi; essi dei resto vennero concepiti come operazioni di temporaneo ricovero delle opere e non come loro definitivo 'sradicamento' dai luoghi di origine. 146
Nell'estate del 1968 venne effettuata la sistemazione degli Archivi Storici (Notarile, Giudiziario, Comunale e Diversi), dopo che erano stati restaurati gli ampi locali (nel secondo piano dell'ala est) che dovevano ospitarli. Si trattò di un paziente lavoro di riordinamento e ricollocazione delle cartelle negli scaffali cui corrispose anche una prima inventariazione. 147
Nel novembre 1969 la Biblioteca venne chiusa al pubblico per permettere il trasferimento del patrimonio bibliografico e dell'Archivio di Memorie Patrie nella nuova sede. 148
L'allestimento della 'nuova' Biblioteca durò quasi un anno e mezzo, durante il quale si provvide sia al completamento dei locali e alla sistemazione degli arredi 149 che al riordino e alla ricatalogazione dei libri. 150
Nel giugno 1969 il Consiglio Comunale approvò all'unanimità l'ampliamento della pianta organica della Biblioteca in considerazione delle nuove dimensioni che essa stava assumendo: le unità raddoppiarono, da due a quattro. 151
L'evento più importante che si produsse in quel lasso di tempo fu l'avvio e lo sviluppo di un dibattito che, per l'ampiezza degli interlocutori politici e sociali che vi parteciparono e per la novità delle problematiche che vi si toccarono, rappresentò uno dei momenti più alti della lunga e ricca vicenda politico-culturale correggese.
Ancora una volta ebbero un peso determinante i movimenti, le lotte, le idee che caratterizzarono una fase cruciale della storia del secondo dopoguerra quale fu, in Italia e in tanta parte del mondo, quella che prese avvio dall'esplosione della contestazione nella primavera del 1968.
Una fase - troppo complessa e controversa per essere adeguatamente ricordata in poche righe - che segnò in Italia rilevanti mutamenti politici, sociali e culturali. Protagonisti ne furono grandi movimenti di studenti e di operai che misero per la prima volta seriamente in crisi il sistema di potere democristiano, scossero i partiti della sinistra e i sindacati e, soprattutto, rimisero in gioco la stessa natura dello sviluppo capitalistico quale si era realizzato nel nostro Paese nei venticinque anni precedenti.
Fu una fase che segnò profonde modificazioni anche nel modo di intendere, creare e organizzare la cultura, soprattutto per ciò che riguarda il suo rapporto con la politica.
Anzi, si può dire che in quegli anni una grande produttrice di idee, e quindi di cultura, fu proprio la politica, sia nel suo aspetto di attività sociale impegnata che scaturisce dal basso, sia in quello di attività di direzione ed elaborazione che scaturisce dalle grandi organizzazioni politiche e sindacali. 152
Il rapporto tra sistemi delle idee e forme del consenso andò in crisi, si manifestò per contro una tendenza a creare nuovi centri di formazione della cultura al di fuori, anzi alternativi a quelli statali (scuola, università, mezzi di informazione, ecc.); lo stesso dicasi per i sistemi di valori che reggevano la società.
Il fenomeno fu ancor più dirompente (e incisivo) perché fu dominato dall'elemento partecipativo: lottare, discutere e decidere insieme.
Correggio visse intensamente tale periodo e le sue istituzioni culturali, proprio allora in gestazione, ebbero un ruolo di rilievo nel confronto politico-culturale. che vi si svolse; anzi, la loro presenza, in quanto 'istituzioni pubbliche' ma 'non tradizionali', contribuì a canalizzare questo confronto, nel senso che lo favorì e nel contempo ne assorbì gli aspetti e le energie più creative che cosi non andarono completamente disperse nei mille rivoli di una sterile contrapposizione ideologica.
In questo modo la discussione, la lotta, la partecipazione trovarono un terreno fertile per trasformarsi in concreta crescita democratica, della quale potè giovarsi tutta la comunità locale allora e negli anni successivi.
Agli Amministratori e agli operatori comunali di quel periodo va riconosciuto, a mio parere, il grande merito di avere favorito (avendone creato le condizioni istituzionali) e di avere stimolato (partecipandovi creativamente) questi sviluppi, che rimisero in discussione pratiche e concezioni ormai superate e produssero una ricerca partecipata del nuovo.
Protagonista fondamentale di quel movimento fu la classe operaia che seppe allora affermare la propria prospettiva egemonica, senza che ciò portasse (come forse sarebbe accaduto in occasioni precedenti) a una maggiore rigidità degli orientamenti ideologici. Essa riuscì invece a svolgere una concreta ed articolata funzione dirigente, aperta agli stimoli e al confronto, diventando così il nuovo punto di riferimento per quei "gruppi intellettuali di massa" 153 che proprio allora instaurarono con la realtà un rapporto più materiale ed organico e che, assai più numerosi che in passato, si posero in una prospettiva di rinnovamento della società e della cultura.
Né va sottovalutato l'apporto che venne dal mondo cattolico, o meglio da quella parte di esso (invero ampia) che prese coscienza del valore dell'impegno sociale e politico e dell'esigenza di confrontarsi con le tendenze più avanzate del mondo moderno, senza preclusioni ideologiche.
Le modalità organizzative e gestionali delle istituzioni culturali correggesi furono insomma al centro di un confronto che andava al di là del merito dei problemi specifici per diventare emblematico, per un verso, di un nuovo modo di concepire la cultura (e la politica), per l'altro, di un nuovo modo di partecipare alla gestione della cosa pubblica - tanto è vero che gli orientamenti che ne scaturirono ebbero successivamente un impatto anche su altri servizi e aspetti dell'Amministrazione Comunale.
Il confronto venne aperto da due assemblee pubbliche promosse dal Comune nel gennaio 1969.154
L'introduzione al dibattito era costituita da due distinti (ma complementari) documenti. Il primo consisteva in una relazione dell'Assessore alla P.I. 155 che intendeva chiarire il quadro di politica culturale in cui si inseriva l'azione del Comune. Il ragionamento partiva da un giudizio sulla realtà nazionale che stava vivendo una "drammatica contraddizione" fra, da una parte, "le forze capitalistiche più arretrate", che cercavano di "asservire al proprio piano di potere" ogni aspetto della vita dell'uomo (dalla scuola alla cultura, dai consumi al tempo libero) e, dall'altra parte, "la consapevolezza nuova della propria posizione di sfruttati" che non era più esclusiva della classe operaia, ma toccava ora altri strati della popolazione: tecnici, intellettuali, studenti, ecc. Si era, insomma, di fronte "ad una nuova unità di fatto (anche se non sempre consapevole)" fra strati sociali diversi che però avevano come "comune denominatore la volontà di contare" e spingevano "a profonde trasformazioni qualitative della società ".
Il potere centrale non dimostrava di cogliere queste esigenze. In questa situazione un ruolo nuovo spettava anche alle "pubbliche amministrazioni democratiche", che dovevano "recepire le spinte portate avanti da tutti i cittadini" e
"trasformare il concetto stesso di pubblica amministrazione tradizionalmente concepito (di buona amministrazione al servizio della comunità anche capace di scelte qualificanti ma realizzate per delega), per passare al concetto nuovo del potere gestito con il contributo in prima persona dei cittadini al momento decisionale ".
Inoltre all'Amministrazione toccava anche la funzione di organizzare le lotte necessarie per rendere operanti tali decisioni, "onde intervenire a trasformare con le masse la stessa struttura dell'attuale società ". 156
"Uno dei settori in cui noi riteniamo si possa, si debba già da ora intervenire con questo taglio qualificante, è quello culturale e più particolarmente la gestione degli istituti culturali pubblici, per renderli centri di produzione di cultura viva in alternativa al concetto di cultura che le classi dominanti utilizzano ai propri fini ".
Era dunque intenzione dell'Amministrazione Comunale mettere a disposizione le strutture che si stavano completando
"allo scopo di realizzare una più larga, feconda ed attiva unità intorno agli istituti culturali stessi, attraverso i quali può effettuarsi l'incontro fra gli intellettuali tradizionali e larghi strati della popolazione ed i giovani, perché nasca e si sviluppi negli uni e negli altri l'aspirazione ad esprimersi e a vedere nella ricerca il momento della loro coscienza civile. Perché partecipino, gli uni e gli altri, alla determinazione di servizi culturali nuovi, che non siano più solo divulgazione di prodotto altrui ma momento di 'maturazione collettiva'.
Con questo spirito e in questa visione l'Amministrazione Comunale, con il restauro del Palazzo dei Principi, si è posta il problema non solo di recuperare un monumento di notevole valore, ma di strutturare modernamente "le istituzioni culturali che in esso trovano sede: la Biblioteca, gli Archivi, la Pinacoteca-Museo, le Sale mostra ".
Il secondo documento consisteva nelle Note sull'organizzazione degli Istituti e Servizi culturali e sulla integrazione dell'organico predisposte dal direttore della Biblioteca. li documento partiva dalla constatazione che l'ormai recuperata disponibilità e agibilità del Palazzo dei Principi veniva a risolvere in maniera funzionale la "configurazione strutturale" di tali Istituti e insieme '71 problema della loro concentrazione e coordinazione organica ". Veniva così esplicitata la consapevolezza che la compresenza di tali Istituti in un medesimo 'contenitore' non doveva risolversi in una convivenza casuale, ma doveva dar vita a un loro stretto coordinamento.
Seguiva una descrizione degli Istituti e dei servizi che si stavano predisponendo, soffermandosi in particolare sulla Biblioteca che di questa "coordinazione organica" costituiva, per dimensione e tradizioni, il perno. Di essa si sottolineava la modernità dell'impostazione che tendeva ad esaltarne l'accessibilità e a "stabilire un contatto diretto tra libri e lettori ". Venivano inoltre definite le caratteristiche di massima del "sistema bibliotecario a livello comprensoriale" cui si voleva dar vita per ottenere una maggior razionalizzazione delle risorse e una più omogenea diffusione del servizio bibliotecario su tutto il territorio comunale e comprensoriale.
Il documento terminava con un'annotazione che ben esprime la consapevolezza dei protagonisti di quelle vicende di star lavorando a un progetto di notevole valore, il cui rilievo oltrepassava i confini comunali:
"Al di là di ogni legittimo orgoglio campanilistico, penso che una illuminata politica culturale abbia creato nella nostra Città le premesse di un organismo determinante di un processo di sociale elevazione intellettuale e civile, e che non sia più possibile ritornare indietro ".
Un immediato riscontro di questo rilievo si ebbe con la pubblicazione di articoli su alcuni quotidiani e periodici dedicati a quanto si stava facendo a Correggio. In particolare, sulle pagine regionali de l'Unità dei 9 febbraio 1969, si evidenziò la novità rappresentata dall'esperimento correggese di dar vita ad una "gestione collettiva della nuova biblioteca", sottolineando pure l'attenzione e il dibattito che tale proposta aveva suscitato nella città.
Di segno diverso l'intervento del settimanale della Curia di Reggio, La Libertà, del 15 febbraio 1969. Sotto il titolo "Riserve de 'Il Leonardo' su iniziative correggesi", esso riportava un comunicato dell'omonimo Circolo culturale correggese. 157
Il documento, riferendosi alle "recenti iniziative della Amministrazione Comunale, tese a delineare una gestione collettiva degli Istituti correggesi", rivendicava il fatto che
"di tali adeguamenti nella conduzione della politica culturale fummo sostenitori fin dal novembre 1967 quando diffondemmo il noto documento 'La cultura come bene comune: proposte all'ente pubblico locale' 158 [... ] E per quanto di effettivamente democratico vi è nelle proposte dei nostri Amministratori, speriamo che la gestione collettiva possa andare in porto. Anche se una certa tendenza odierna di catturare il dissenso e la contestazione entro forme riformistiche e restaurative, onde smussare le punte ed allontanare i problemi, così come certi aspetti della presentazione che è stata fatta del progetto, ci lasciano dubbiosi sulla effettiva portata della soluzione novatrice ".
Ma poi si capiva bene che le riserve erano soprattutto appuntate su chi avrebbe dovuto portare avanti quel progetto, perché "sappiamo troppo bene che i fermenti rivoluzionari non possono nascere che da 'uomini nuovi'.
Il comunicato comunque si concludeva con una nota distensiva, esprimendo la speranza
"che da frequenti contatti con la popolazione possa veramente concretizzarsi la nuova fisionomia dell'ente culturale pubblico che deve essere legata a uno strato socio-culturale in evoluzione ed alla cui definizione deve partecipare tutta la popolazione con effettivo potere decisionale e con estrema libertà di giudizio ".
A parte una certa acredine e una inevitabile cautela, legata al fatto di militare in un'area ideale e culturale diversa, anche qui veniva espressa una sostanziale adesione al principio di un centro culturale impegnato a dar vita a nuove forme di organizzazione e promozione culturale e gestito 'dal basso'.
Del resto, come si è già detto, la partecipazione al dibattito culturale da parte del mondo cattolico (quantomeno delle sue espressioni più aperte) fu ampia, originale e costruttiva, come dimostra anche la continua attenzione prestata a queste tematiche dal locale Circolo ACLI. 159
Probabilmente il punto d'incontro di questi diversi movimenti culturali e politici (quelli espressione dei mondo cattolico e quelli che si riconoscevano nella sinistra politica, soprattutto comunista nettamente prevalente a Correggio) era costituito dal fatto che, almeno sul piano locale, tutti mettevano l'accento sul fattore umano, sul principio cioè che comunque intesa questa nuova cultura, cui si voleva dar vita attraverso moderne istituzioni gestite socialmente, doveva essere al servizio dell'uomo e non di questa o quella ideologia. Non a caso nel programma elettorale per le amministrative del 1970 i comunisti posero in testa alle loro proposte per la cultura questi due slogan: "Una casa della cultura gestita dai cittadini" e "Producendo cultura e tempo libero si produce il capitale uomo, si libera l'uomo, lo si riconsegna a se stesso ". 160
Il primo importante sbocco concreto dei fervore di quegli anni si ebbe l'8 maggio 1971 con l'inaugurazione della nuova Biblioteca. In quella stessa giornata si tenne il convegno La Biblioteca ed i sistemi bibliotecari che vide la presenza anche di numerosi operatori culturali ed amministratori di altre città (Figg. 52155).
Fu l'occasione per lanciare un vero e proprio 'manifesto' per una nuova politica bibliotecaria a livello regionale. Nel documento conclusivo, infatti, si sottolineava l'esigenza di un inderogabile impegno politico-amministrativo degli Enti locali per l'attuazione di servizi di pubblica lettura e di promozione culturale. Questo impegno avrebbe dovuto far capo ad una programmazione regionale per l'attuazione della quale il nuovo Ente territoriale avrebbe dovuto ricevere mezzi e risorse adeguate dallo Stato. Veniva anche auspicata una nuova collaborazione con le Soprintendenze bibliografiche che, opportunamente ridefinite nei loro compiti, avrebbero dovuto assumere una nuova funzione nell'ambito dell'ordinamento regionale. Strumento attuativo di questa programmazione doveva essere una rete di sistemi comprensoriali poggianti su biblioteche di nuova e moderna concezione: intese cioè come centri di elaborazione culturale gestiti socialmente. 161
Erano dichiarazioni che sarebbero state in parte frustrate dalla promulgazione del D.P.R. n. 3 del 14 gennaio 1972, che regolamentava "il trasferimento alle Regioni a statuto ordinario delle funzioni amministrative in materia di assistenza scolastica e di musei e biblioteche di Enti Locali e dei relativi personali e uffici ".
Se, infatti, tale provvedimento prevedeva il passaggio delle Soprintendenze bibliografiche (limitatamente alle loro competenze di interesse locale) alle Regioni, consentiva altresì che rimanessero in vita i vari enti statali o parastatali (C.S.E.P., E.N.B.P.S., Servizio Nazionale di lettura, ecc.) che avevano fino ad allora dispersi e reso improduttivi gli interventi e gli stanziamenti finanziari dello Stato: era la prova della buona salute che ancora godevano le resistenze al risanamento e al rinnovamento della politica per le biblioteche e la pubblica lettura.
Nonostante questi limiti di partenza, fra il 1972 e il 1973 una parte delle Regioni emanò leggi che disciplinavano l'esercizio delle funzioni trasferite.
Ton la legge n. 41 del 4 settembre 1973, 'Norme in materia di biblioteche di Enti locali e di interesse locale', la Regione Lombardia affrontò e disciplinò per prima il complesso problema delle biblioteche di pubblica lettura nel territorio e si pose conseguentemente come punto di riferimento per l'elaborazione giuridica successiva [... ] La legge presentava alcuni elementi sostanziali di novità, che rispondevano ai bisogni nati sia dall'esperienza pratica, che dalla riflessione sul rapporto tra la biblioteca ed una società civile in continua evoluzione. I punti più interessanti e fecondi erano, a questo riguardo, l'idea del sistema comprensoriale, cioè l'esigenza di non disperdere irrazionalmente i mezzi disponibili attraverso la costituzione frammentaria di minime unità bibliotecarie di base che avrebbero invece dovuto far parte di una struttura associativa, di un consorzio tra piccoli Comuni, e la democratizzazione dei metodi di gestione, cioè l'ipotesi della formazione di una Commissione rappresentativa delle forze politiche, culturali e sociali delegate a stabilire gli indirizzi culturali della biblioteca ". 162
In realtà - pur coi pesanti limiti derivanti dal fatto di muoversi isolatamente in un panorama provinciale e regionale ancora sostanzialmente fermo - su questa strada si era posto già da qualche anno il Comune di Correggio, che alla fine dei 1972 portò a sintesi e regolamentò quanto stava realizzando approvando lo Statuto della Biblioteca Comunale. 163 I suoi motivi ispiratori venivano enunciati nella presentazione dell'Assessore Veroni che, nel ricordare il lungo e tenace lavoro collegiale che aveva richiesto la sua stesura, sottolineava come ci si trovasse di fronte non
"ad una regolamentazione calata dall'alto o dal di fuori, ma ad un processo di crescita della biblioteca stessa in rapporto diretto con la nuova presa di coscienza delle forze più vive della nostra comunità. Questo nuovo rapporto con le masse popolari e con i giovani, produttivo culturalmente e socialmente, trova la sua precisa e dinamica collocazione nello Statuto, là dove sono individuate e fissate le due dimensioni o concezioni promozionali entro le quali una biblioteca pubblica oggi deve muoversi: intendiamo riferirci, da un lato, alla biblioteca come 'centro di promozione culturale', cioè come centro che promuove l'accostamento critico dei cittadini ai vari mezzi di comunicazione delle idee, dall'altro, alla biblioteca come 'centro di elaborazione culturale', cioè come centro che è in grado di contribuire a stimolare, con l'appropriato uso degli strumenti culturali e tecnici che la biblioteca può mettere a disposizione, la partecipazione creativa ed il contributo dei cittadini alla problematica politica concreta dell'esperienza comunitaria. Queste due concezioni della Biblioteca Pubblica ci sembrano chiaramente interdipendenti perché contribuiscono a favorire il passaggio del cittadino dal ruolo di fruitore (sia pure a livello critico) al ruolo attivo di produttore di cultura consentendogli, attraverso il ribaltamento del sistema di comunicazione tradizionale, di partecipare attivamente, sempre a livello delle esperienze comunitarie, al processo di formazione della cultura accanto, insieme e per mezzo di tutti gli altri individui suoi uguali ". 164
Altro obiettivo fondamentale da tener presente era realizzare una
"gestione sociale degli Istituti Culturali [... ] per aprire la gestione ai giovani, ai lavoratori, agli intellettuali e a quanti ritengono che l'approfondimento democratico derivi da una compartecipazione alle scelte e alle realizzazioni ". 165
Questa partecipazione doveva avvenire attraverso due strumenti: l'Assemblea e il Consiglio di gestione.
La prima era formata da tutti gli iscritti alla Biblioteca con più di 15 anni ed aveva fondamentalmente due compiti: 1) formulare le linee di politica culturale ed un programma di massima dell'iniziativa della Biblioteca; 2) nominare i propri rappresentanti in seno al Consiglio di Gestione. Quest'ultimo cm composto da due membri di diritto (Sindaco o suo delegato, con funzione di presidente, e direttore), da 5 rappresentanti dei gruppi politici nominati dal Consiglio Comunale e da 12 rappresentanti degli utenti eletti dall'Assemblea; tutti i membri eletti restavano in carica per due anni. Suo compito era, in sostanza, 'governare' la Biblioteca secondo le linee fissate dall'Assemblea e, naturalmente, in modo conforme allo Statuto. 166
Nella primavera del 1973 si ebbe la nomina del primo Consiglio di Gestione 'ufficiale'; esso sostituì quello 'provvisorio', funzionante già dalla riapertura della Biblioteca, che era formato dall'Assessore alla P.I. , dal direttore e da cittadini, soprattutto studenti, che nei mesi precedenti si erano particolarmente impegnati nel dibattito sul futuro delle istituzioni culturali correggesi.
Alla fine degli anni sessanta i lavori di restauro del Teatro Asioli, iniziati nel settembre 1968, avevano fatto buoni progressi relativamente al consolidamento e alle opere murarie in genere (Figg. 56157); inoltre, per preparare la sua riapertura, il Comune aveva aderito all'ATER e aveva promosso alcuni spettacoli (allestendoli in una sala cinematografica) e iniziative rivolte ad approfondire fra i cittadini e gli studenti la conoscenza del fenomeno teatrale. 167 Era naturale, dunque, che una discussione di così ampio respiro sul futuro e sulla gestione delle istituzioni culturali correggesi, qual era quella che si stava allora svolgendo, si occupasse anche dell'Asioli, seppure in modo più marginale perché la sua riapertura non era così prossima.
Interventi pubblici in tal senso furono promossi da diverse parti, ma per il momento il discorso rimase sulle generali: ci si limitò a proporre anche per il Teatro una gestione sociale 168 o ad auspicare che, una volta riaperto, esso costituisse "una presenza viva" nel panorama culturale della città e che si sapesse scegliere fra un'ipotesi di "teatro 'neutro', espressione di una posizione astratta e non impegnata" e un'opzione invece di "teatro 'rivoluzionario' (nei contenuti e nelle forme) che agisca all'interno di una lotta di contestazione del sistema neo-capitalistico ". 169
Come si vede le idee erano ancora generiche e troppo perentorie. Una loro messa a fuoco avvenne all'indomani della riapertura del Teatro, nel novembre 1973 (Figg. 58/59). 170
Innanzitutto venne affermato il principio di un Teatro
"popolare nei contenuti e nella gestione, un teatro per la comunità in cui lo spettatore non sia oggetto passivo bensì attivo a livello di gestione e di partecipazione alla programmazione teatrale ". 171
Questi principi si riscontravano poi nelle linee culturali che si intendeva seguire. Attraverso 'cartelloni' di prosa e di musica e iniziative di carattere informativo, l'Asioli si proponeva
"non solo come luogo di incontro, di un modo migliore di passare il proprio tempo libero, ma anche come strumento di verifica, di indagine, come specchio di una tradizione storica, come specchio della nostra condizione umana e quindi della formazione di una nostra libera e autonoma capacità critica ". 172
Vi era quindi un pronunciato atteggiamento 'pedagogico' nei confronti dei futuri utenti; prima manifestazione di ciò era la forte attenzione che veniva rivolta alla scuola.
Ultimo elemento che va sottolineato è l'importanza assegnata al collegamento sul piano operativo tra Teatro e Biblioteca: "i rapporti di collaborazione diventano necessari per dar vita a una linea organica, unitaria della politica culturale dell'ente locale ". 173
1 Cfr. la già citata 'Cronologia delle opere rappresentate dal 1777 al 1975', redatta da A. Ghidini.
2 Cfr. diverse segnalazioni apparse su: 'l'Avvenire!' (Organo del Fronte della Gioventù di Correggio), I e H, 1945-46
3 ASCC, acc (Sedute del 4 aprile e 30 luglio 1946).
4 Esistono fotografie con la didascalia 'nuova Banda Cittadina' datate 1 settembre 1946. ASCC, anno 1946/cat. IX.
5 ASCC, acc (Seduta del 2 marzo 1947).
6 Cfr. una informazione del Sindaco per la Prefettura datata 3 febbraio 1950 e una per il
Provveditorato agli studi datata 27 novembre 1951. ASCC, anno 1951/cat. IX.
7 Cfr. E. Bertolini, Il patrimonio artistico di Correggio, 'L'Avvenire! ', 1, 1946. 17, p. 2.
8 Cfr. F. Morini, Artisti, pubblico e pittura moderna, ivi.
9 Cfr. lettera dell'8 luglio 1946. ASCC, anno 1946/cat. IX.
10 Cfr. lettera del 10 luglio 1946. Ivi.
11 Cfr. una lettera del tecnico comunale al Sindaco, datata 24 aprile 1947, e l'annotazione appostavi sopra da quest'ultimo. ASCC, anno 1947/cat. IX.
12 Cfr. lettera del 7 maggio 1947. Ivi.
13 Era questa una delle non troppo brillanti idee contenute in una proposta per il riordinamento della Pinacoteca predisposta dal Sovrintendente alle Gallerie e inviata al Sindaco il 25 novembre 1948. Essa prevedeva di mantenere gli arazzi nelle due sale del primo piano e allestire i quadri in due stanze del piano terra. ASCC, anno 1949/cat. IX.
14 Cfr. una lunga lettera inviata dal Sovrintendente al Sindaco in data 31 ottobre 1950. Ivi.
15 Cfr. una relazione di R. Finzi sulla ricostruzione della Biblioteca nel dopoguerra, datata 23 giugno 1952. BCC, ac.
16 Cfr. una disposizione in tal senso del Sindaco, datata 12 settembre 1945. BCC, amp, b. 174.
17 Cfr. diverse informazioni in proposito apparse su: 'L'Avvenire! ' , 11, 1946.
18 Cfr. una lettera e una relazione di Finzi inviate al Sindaco in data 18 maggio 1946 per accettare l'incarico e prospettare il da farsi. ASCC, anno 1946/cat. IX.
19 Ibidem.
20 In effetti nel verbale di consegna che venne poi stilato il 22 maggio 1950 risultavano mancare, rispetto all'inventario comunale, tavoli e sedie 'giacenti [... ] presso la locale sede della DC ' e diversi quadri, fotografie e incisioni (anche di Giuseppe Asioli e Samuele Iesi) consegnati da Scaltriti alla Direzione Didattica per essere conservati 'in via provvisoria' presso le scuole elementari del capoluogo e della quale consegna non esisteva ricevuta (ASCC, anno 1950/cat. IX). Ma le sparizioni furono probabilmente ben più numerose.
21 Cfr. la lettera, datata 28 settembre 1946, inviata dal Sindaco a Scaltriti per conferirgli l'incarico. BCC, amp, b. 174.
22 Cfr. il volantino predisposto per la cittadinanza. ASCC, anno 1946/cat. IX.
23 Cfr. la lettera inviata dal Pro-Sindaco a Scaltriti in data 31 maggio 1947. BCC, amp, b. 174.
24 Cfr. le lettere di nomina e di convocazione inviate agli interessati (Luigi Diacci, Iaures Salsi e Alberto Bellelli) in data 23 giugno 1947. BCC, amp, b. 174.
25 ASCC, acc (Seduta del 9 aprile 1949).
26 Cfr. la lettera di prima convocazione inviata ai membri della Commissione in data 20 aprile 1949. BCC, amp, b. 174.
27 Cfr. il verbale delle proposte messe a punto dalla Commissione, firmato dal segretario della stessa (il M.o Scaltriti) e datato 25 aprile 1949. ASCC, anno 1950/cat. IX.
28 ASCC, acc (Seduta del 14 settembre 1949).
29 Ivi (Seduta del 3 dicembre 1949).
30 Cfr. la lettera del Ministero al Sindaco per comunicare la concessione di un sussidio di
10.000 alla Biblioteca di Correggio datata 12 settembre 1949. ASCC, anno 1949/cat. M
31 ASCC, agm (Seduta del 9 dicembre 1949).
32 Esso però, in seguito a rilievi della G.P.A., subì qualche successiva marginale modifica e divenne esecutivo il 19 luglio 1950. BCC, ac.
33 E personale era composto, innanzitutto, da un direttore cui spettava in sostanza la responsabilità scientifica dell'Istituto (curare gli acquisti, schedare i materiali rari e preziosi, dare gli indirizzi per la compilazione dei cataloghi, offrire consulenza ai lettori, tenere i rapporti coll'esterno, operare il controllo amministrativo, curare la conservazione e l'ordinamento dell'A.M.P. e di eventuali altri Archivi); egli non aveva diritto a una
retribuzione fissa, bensì a modesti compensi forfettari. Poi vi era un aiuto - bibliotecario, che invece ora inserito nei ruoli del personale comunale, cui toccavano i lavori di compilazione dei cataloghi, amministrativi, di prestito e riordinamento dei libri. Infine era previsto un bidello, pure di ruolo, con compiti esecutivi, di pulizia e di custodia (era il custode dell'intero Palazzo). Ibidem.
34 Si trattava del Sindaco, dei Capi di istituto delle scuole medie cittadine, degli Ispettori onorari bibliografici e ai monumenti, del Segretario comunale. Ibidem.
35 La Commissione era composta da sette membri: il Sindaco (che la presiedeva), un rappresentante della Soprintendenza bibliografica, un Preside delle scuole medie locali, un professionista o studioso locale, due rappresentanti dei Sindacati dei lavoratori intellettuali; il direttore fungeva da segretario. Era nominata dal Consiglio Comunale e restava in carica due anni. Ibidem.
36 Cfr. il manifesto predisposto per tale occasione. ASCC, anno 1951/cat. IX,
37 Cfr. la relazione Sulla Biblioteca civica di Correggio predisposta da Finzi per l'Amministrazione Comunale e la Soprintendenza bibliografica, datata 10 gennaio 195 l. Ivi.
38 In realtà vi fu una ripresa dal 1964 al 1966, interrotta però dai lavori per un nuovo restauro del Palazzo dei Principi(nel quale aveva sede). Si trattò di un'esperienza breve ma significativa, impostata in modo serio (insegnamento articolato in due anni scolastici con materie e docenti diversi) tesa a riprendere, aggiornandola, l'antica tradizione della Scuola serale di Disegno rivolta ad operai e artigiani. ACC, acc (Sedute del 25 gennaio 1962, 19 novembre 1963, 28 settembre 1965).
39 La lista socialcomunista (a cui se ne contrappose una democristiana) conquistò il Comune di Correggio nelle prime elezioni amministrative del dopoguerra, tenutesi il 17 marzo 1946, con ben il 74% dei suffragi popolari (Cfr. 'L'Avvenire', 11, 1946, 9 bis, p. 1). In precedenza, dal 30 aprile 1945, il Comune era stato retto da un Sindaco e da una Giunta unitaria (e poi anche da un Consiglio) nominati dal C.L.N. (Cfr. ASCC, ace, anni 1945-46). In questo periodo alla carica di Sindaco (o Pro-Sindaco) si alternarono Arrigo Guerrieri (comunista), Germano Nicolini (comunista), Edgardo Ruozzi (socialista), Rodolfo Zanichelli (comunista) ed Eugenio Incerti (socialista). (Cfr. R. Finzi, Correggio nella storia e nei suoi figli, op. cit., pp. 348-49). Alle elezioni comunali del 1951 i due partiti della sinistra si confermarono largamente maggioritari: PCI 49,90%, PSI 10,61%; gli altri partiti ottennero i seguenti risultati: DC 28,77%, PSDI 5,97%, altri 1,94% (Cfr. Comune di Correggio, Per lo sviluppo della comunità 1965-1970, Correggio, FGT, 1970, p. 57). Dopo di allora si sono alternate maggioranze social-comuniste e monocolori comunisti; il Sindaco comunque è sempre stato comunista salvo una breve parentesi dall'agosto 1961 al febbraio 1963, in cui Eugenio Incerti sostituì come Pro-Sindaco il defunto Zanichelli. Attualmente il Comune è retto da un monocolore comunista; le ultime elezioni (12-13 maggio 1985) hanno determinato questi risultati:
PCI 60,59% (19 seggi), PSI 7,40% (2 seggi), DC 27,56% (9 seggi), PSDI 2,28% (nessun seggio), PRI 2,17% (nessun seggio) (Dati dell'Ufficio Elettorale del Comune di Correggio).
40 Cfr. la lettera inviata da Finzi al Sindaco per informarlo di tale incarico, datata 25 ottobre
1950. ASCC, anno 1950/cat. IX.
41 Vi era già anche l'Archivio Giudiziario.
42 A. Ghidini, Il Palazzo, le sue raccolte e gli istituti culturali, op. cit., p. 88.
43 G. Barone - A.Petrucci, op. cit., p. 133.
44 Ivi, pp. 109-110.
45 Cfr., ad esempio, la lettera scritta al Soprintendente in data 24 gennaio 1951 (BCC, ac) e quella scritta al Prefetto in data 18 novembre 1951 (BCC, amp, b. 156).
46 Si trattava del dott. Franco Griminelli. Il concorso era stato bandito nell'aprile 1951. ASCC, anno 1951/cat. IX.
47 Cfr., ad esempio, le lettere inviate al Soprintendente e al Sindaco in data 17 luglio 1952, 5 novembre 1952 e 17 aprile 1953. BCC, amp, b. 176.
48 Cfr. il verbale della Commissione di Vigilanza del 25 marzo 1955. BCC, ac.
49 Cfr. G. Lazzari, op. cit., pp. 134-143.
50 Cfr. BCC, amp, b. 176.
51 Ivi.
52 Cfr. la lettera del Sindaco inviata a Finzi in data 9 aprile 1953. ASCC, anno 1953/cat. IX.
53 L'Accademia del Sabato (cosi chiamata perché in tale giorno si svolgevano le sue riunioni) ebbe vita tra il '49 e il '51 e fu una creazione di Finzi che ne fu l'animatore e il finanziatore. Durante la sua esistenza si tennero una settantina di sedute, con trattazione di altrettanti temi da parte di relatori quasi sempre scelti tra i soci della stessa (certamente non molti). 'Io so perché l'Accademia del Sabato finì dopo due anni, nel pieno della sua esistenza. Non certo per stanchezza determinata dall'intenso ritmo di lavoro; ma semplicemente perché Finzi intravide un pericolo di strumentalizzazione da parte di qualcuno che, in quegli anni caldi, appetiva di mettere piede in un sodalizio culturale che marciava a gonfie vele e poteva servire a scopi che non erano contemplati e ai quali Finzi aveva sempre decisamente sbarrato ogni porta' (G. Tamagnini, Riccardo Finzi, uomo e studioso a Correggio, 'Bollettino Storico Reggiano', XIII, 1980, 46, p. 49).
54 La documentazione relativa a tali iniziative è contenuta in: BCC, amp, bb. 175-176 e BCC, ac. Di ciascuna di queste mostre, esclusa la prima, venne realizzato un piccolo catalogo a stampa col contributo finanziario dell'E.P.T. di Reggio.
55 Biblioteche e direttori. 1l Correggese', 1, 1955, 2, p. 2,
56 ACC, ace (Seduta del 15 febbraio 1954). La G.P.A., una volta tanto giustamente, obiettò l'inconciliabilità di tale modifica con i compiti tecnici del direttore, ma il Consiglio in una seduta successiva confermò il provvedimento.
57 Quasi sempre questi criteri erano di carattere ideologico per cui, ad esempio, se il Sindaco comunista proponeva l'acquisto delle opere di Granisci, il Direttore didattico, democristiano, replicava con le Encicliche papali. La documentazione relativa all'attività della Commissione di vigilanza si trova soprattutto in BCC, amp, b. 175 (fino al 1955) e BCC, ac (per il periodo successivo fino al 1969) dove è conservato pure un registro dei verbali della Commissione stessa dal 1955 al 1959.
58 Ma forse vi fu una prevalenza del 'fronte' interno, come è documentato sia da uno scambio di missive fra il Soprintendente Samek Ludovici e il Sindaco nel periodo ottobre 1956 - gennaio 1957, sia da una lettera di autodifesa di Griminelli , datata 1 marzo 1957, nella quale egli sostenne che 'le dimissioni dei geom. Riccardo Finzi oltre che da motivi di salute, sono state determinate anche da incompatibilità talvolta tecniche nell'esercizio delle nostre attribuzioni, essendo il sottoscritto laureato in lettere ed avendo insegnato materie letterarie per 13 anni'. Tutte queste lettere sono conservato in: BCC, ac.
59 Cfr. la lettera in tal senso inviata dal Sindaco Zanichelli a Finzi in data 31 dicembre 1956 (Ivi). Al di là di evidenti diversità di posizioni politiche e culturali, ho l'impressione che fra i due esistessero davvero buoni rapporti.
60 ACC, acc (Seduta del 30 gennaio 1957).
61 Apprensione a Correggio sulle sorti della civica Biblioteca, 'Il Resto del Carlino', 24 febbraio 1957.
62 Ingiustificati allarmismi sulla biblioteca di Correggio, 'l'Unità', 2 marzo 1957.
63 ACC, acc (Seduta del 27 febbraio 1957).
64 Per tale scelta il candidato della minoranza era il prof. Fernando Manzotti, quello della maggioranza il prof. Enrico Savazza che poi, alla ricerca di un compromesso, venne sostituito con il prof. Giacinto Prosperi. Ivi (Seduta del 16 aprile 1957).
65 Venne eletto coi voti comunisti il prof. Giacinto Prosperi, il prof. Manzotti ottenne invece i voti della minoranza e del PSI. Ibidem.
66 Ivi (Seduta del 5 luglio 1957).
67 Ad esempio il prof. Savazza durante la Seduta della Commissione di Vigilanza del 4 aprile 1957 convocata per un'informazione su tale questione. BCC, ac.
68 ACC, ace (Seduta del 5 luglio 1957).
69 Si trattava dell'avv. Enrico Corradini che era stato nominato un paio di mesi prima Ispettore onorario per Correggio dalla Soprintendenza bibliografica al posto del dimissionario Finzi. ACC, acc.
70 L'aiuto-bibliotecario provvisorio era la dott.ssa Dimma Gilocchi. Ibidem.
71 Ivi (Seduta del 12 febbraio 1959).
72 Ivi (Seduta del 9 ottobre 1959) e BCC, ac.
73 BCC, ac.
74 Le note per la compilazione, in calce al modello, precisano che 'il numero delle letture va rilevato tenendo conto dei numero delle tessere distribuite o prestate, di modo che la stessa persona figuri tante volte per quante accede alla biblioteca a scopo di letture'.
75 BCC, ac.
76 Ivi.
77 Ivi.
78 Cfr. G. Barone-A. Petrucci, op. cit., pp. 138-139.
79 Una sentenza del febbraio 1956 aveva dichiarato cessato col 30 giugno 1952 il contratto di affitto e aveva condannato i locatari al pagamento di £. 3.200.000 al Comune per risarcimento danni. Una seconda sentenza del luglio 1957 aveva di nuovo condannato gli affittuari al pagamento di £. 2.400.000 al Comune per l'abusiva occupazione del Teatro dall'1 luglio 1952 al 30 giugno 1957. ACC, acc (Seduta del 14 marzo 1959).
80 Ibidem.
81 Con successive delibere si concessero altre proroghe fino al 1962. Ivi (Sedute del 19 dicembre 1960, 13 luglio 1961, 13 febbraio 1962).
82 Ivi (Seduta del 4 febbraio 1953).
83 Ivi (Seduta del 22 aprile 1958).
84 A tale incarico venne designato l'ex concertista Ugo Setti. Ivi (Seduta del 20 novembre 1958).
85 Cfr. un appunto del Sindaco Zanichelli, datato 13 maggio 1957. BCC, ac.
86 Cfr. A. Ghidiglia Quintavalle, Ritrovamenti e restauri a Correggio, op. cit.
87 Cfr. una lettera di Finzi al Sindaco datata 23 luglio 1951 (BCC, amp, b. 156), una lettera del Sindaco al Prefetto del luglio 1953 (ASCC, anno 1953/cat. IX) e una lettera della Sovrintendenza al Sindaco dell'8 novembre 1956 (ASCC, anno 1956/cat. IX).
88 Cfr. G. Vecchietti, Il cranio del Correggio è quello di una donna vecchia e brutta, 'Oggi', VII, 1951, 5, pp. 22-23.
89 Cfr. F. Morini, Gli affreschi di Allegri, 'Il Correggese', 11, 195 6, 2, p. 3.
90 Cfr. Al servizio del popolo il libero comune del popolo, Correggio, Cromotipografica, 1951.
91 Cfr. Per una Correggio più bella e più grande nel lavoro e nella pace votate Acquedotto, Correggio, Cromotipografica, 1951.
92 Cfr. Correggio. L'Amministrazione democratica al servizio del popolo, Modena, Arti Grafi
che Modenesi, 1956.
93 A. Barone-A. Petrucci, op. cit., p. 146.
94 Le parole dei Ministro sono riportate in: G. Barone-A. Petrucci, op. cit., p. 147.
95 Ibidem.
96 La biblioteca pubblica in Italia. Compiti istituzionali e principi generali di ordinamento e di
funzionamento, Roma. A.I.B., 1965, p. III.
97 Ivi, p. 8.
98 Ivi, p. 15.
99 Ibidem.
100 G. Barone-A. Petrucci, op. cit., p. 150.
101 E' probabile che a una maggiore e diversa attenzione del Comune verso i fenomeni e le istituzioni culturali abbia contribuito in modo determinante il ricambio di personale politico
e tecnico che avvenne proprio in quegli anni: mi riferisco, in particolare, all'ingresso in importanti posti di responsabilità di amministratori (come il Sindaco Renzo Testi, gli Assessori alla P.I. Angelo Giampietri e, poi, Nive Veroni) giovani e soprattutto dotati di una più aperta concezione della politica e della cultura, nonché al cambio di direzione della Biblioteca.
102 Partito Comunista Italiano, Elezioni Amministrative 1960 per il Comune di Correggio.
Programma dei comunisti, Correggio, Cromotipografica, 1960, p. 20.
103 Ivi, p. 21.
104 1 compiti dei C.S.C. sono riportati in: G. Lazzari, op. cit., pp. 148-149.
105 ACC, acc (Seduta del 18 marzo 1960).
106 ACC, agm (Seduta dell'1 1 marzo 1961).
107 ACC, acc (Seduta del 22 settembre 1961). In quelle stesse settimane Correggio assurse alle cronache televisive partecipando e vincendo a Campanile Sera.
108 Ivi (Seduta del 12 aprile 1962).
109 Cfr. una lunga lettera inviata dal direttore, in data 1 dicembre 1962, al Sindaco e al Soprintendente Samek Ludovici nella quale venivano prospettati i principali problemi da affrontare in Biblioteca. BCC, ac.
110 Ibidem.
111 Cfr., ad esempio, la lettera con la quale l'Assessore alla P.I. il 22 aprile 1964 comunicava al direttore i tagli apportati dalla G.P.A. alle spese per la cultura inserite nel Bilancio 1964 e l'intenzione della Giunta Comunale di controdedurre. BCC, ac.
112 Essa fu nominata dal Consiglio Comunale nella seduta del 21 settembre 1963 con questa composizione: Angelo Giampietri (Assessore alla P.I., Presidente), Franca Corradini, Giuseppe Adani, Fornaciari, Alberto Ghidini (segretario). ACC, ac.
113 Cfr. i verbali della Commissione di Vigilanza. BCC, ac.
114 ACC, ace (Seduta del 14 settembre 1962). L'armo precedente, nella seduta del 19 giugno, il Consiglio Comunale aveva affidato l'incarico di redigere tale progetto all'Ing. Riccardo Barbieri e ai Geometri Riccardo Finzi e Raggio Giuliani.
115 Cfr. la lettera inviata dal Sindaco al Prefetto, in data 11 settembre 1950, per denunciare tale situazione e la risposta negativa alla richiesta comunale di finanziamento data nello stesso anno dal Provveditore alle OO.PP. ASCC, anno 1950/cat. IX.
116 Numerose furono le decisioni di Giunta o di Consiglio prese in tal senso durante gli armi '50 e i primissimi anni '60.
117 Per la verità venne chiesto un contributo al Ministero della P.I. che fu concesso nel 1965 nella consistente misura di 20 milioni di lire. Il contributo, però, secondo la normativa restrittiva allora vigente, venne erogato solo a lavori eseguiti e collaudati. Il Comune perciò dovette rimanere in esborso per diversi anni non solo per la parte (c.a 45 milioni) finanziata direttamente, ma anche per la parte sovvenzionata dal Governo, con evidenti oneri sul piano degli interessi bancari. Anche in questo modo uno Stato centralistico mortificava l'autonoma iniziativa degli Enti locali. Sull'entità e modalità dei finanziamenti occorsi per il recupero del Palazzo cfr. ACC, ace (Seduta del 30 giugno 1965) e Comune di Correggio, Per lo sviluppo democratico della comunità 1965-1970, Correggio, F.G.T., 1970, p. 31.
118 Cfr. R. Barbieri, R. Finzi, R. Giuliani Progetto di consolidamento e restauro del Palazzo dei Principi, op. cit., pp. 36-40.
119 ACC, ace (Seduta del 12 aprile 1962).
120 Ivi (Seduta del 16 giugno 1962).
121 Ivi (Seduta del 12 aprile 1962).
122 Ivi (Seduta del 18 giugno 1963).
123 Ivi (Seduta del 18 giugno 1963). Nel febbraio 1964 la G.P.A. fece pervenire proprie deduzioni e finalmente il 15 aprile 1964 il Consiglio Comunale approvò il testo, opportunamente modificato, nuovamente proposto dalla Giunta. Il Regolamento della Sala mostre del Palazzo dei Principi ne prevedeva l'uso per esposizioni di opere di pittura, scultura, fotografia ed altre arti figurative e decorative. Chiunque poteva fame domanda ad un'apposita Commissione della quale era segretario il direttore della Biblioteca che aveva la responsabilità delle sale medesime. Se la Commissione riscontrava l'esistenza di elementi per 'incoraggiare talenti artistici' le spese di organizzazione e pubblicizzazione della mostra venivano assunte dal Comune (con la contropartita di un'opera fra quelle esposte che l'artista gli donava), altrimenti l'espositore poteva ugualmente avere le Sale, ma doveva pagare un piccolo canone d'affitto e assumersi tutte le altre spese.
124 Esso nacque come manifestazione biennale alla quale potevano partecipare tutti i pittori residenti in Emilia-Romagna con opere su tema libero; un'apposita Commissione sceglieva tre vincitori ai quali venivano assegnati modesti premi in denaro (ACC, acc, Seduta del 3 marzo 1962). In realtà l'iniziativa venne replicata un'unica volta nel 1965.
125 Esso pure nacque come manifestazione biennale ma con ambito nazionale; si fermò alla seconda edizione tenutasi nel 1966.
126 ACC, ace (Seduta del 5 febbraio 1962).
127 Con questo stesso spirito si occupò dell'argomento un articolo apparso l'anno seguente su 'Il Portico' (numero unico edito dalle ACLI di Correggio in occasione della Fiera di S.Quirino). Vi si proponeva di nominare una qualificata 'Commissione consultiva' che mettesse a punto un programma di iniziative con cui dare concretezza a questo Centro di studi. Venivano avanzati tre scopi, fondamentali: riportare a Correggio un'opera autografa (magari anche solo un disegno) dell'Allegri, curare una raccolta di tutti gli articoli nazionali e stranieri sull'artista, convocare un 'Convegno allegriano' di altissimo livello che fosse 'l'occasione per un rilancio critico internazionale del Correggio'.
128 In quello stesso periodo esplodeva, con la sua temporanea chiusura, la crisi del Convitto
Nazionale R. Corso, crisi in cui l'avevano precipitato i mutamenti troppo veloci intervenuti
nella società, ma anche l'incapacità delle autorità scolastiche di prevedere e realizzare sbocchi nuovi per questa 'gloriosa' istituzione.
129 Cfr. Comune di Correggio, Programma Pluriennale, 1964, [ciclostilato], pp. 47-64.
130 Cfr. Comune di Correggio, Quattro anni di vita amministrativa. 1960-1964, Correggio,
Cromo tipografica, 1964.
131 Partito Comunista Italiano, Correggio domani in un'Italia democratica e rinnovata. Programma dei comunisti Correggesi, Correggio, Cromotipografica, 1964, p. 10.
132 La variazione fu proposta congiuntamente dal nuovo Assessore alla P.I. (M.a Nive Veroni) e dal direttore della Biblioteca. Cfr. i verbali della seduta del 7 giugno 1966 della Commissione di Vigilanza, dedicata a tale argomento. BCC, ac.
133 Cfr. la relazione inviata dal direttore alla Giunta in data 2 ottobre 1967. BCC, ac.
Soprintendente era da qualche tempo diventato il prof. Luigi Balsamo. Fu questa una fortunata circostanza che favori alquanto la nascita della 'nuova' Biblioteca correggese. Balsamo infatti era già allora uno dei più autorevoli 'tecnici' attivamente impegnati per il rinnovamento della realtà bibliotecaria italiana (era stato, ad esempio, segretario della Commissione dell'A.I.B. che aveva elaborato nel 1964 il documento La biblioteca pubblica in Italia di cui si è parlato in precedenza). E suo influente appoggio fu certamente determinante anche per far ottenere in seguito alla Biblioteca di Correggio contributi ministeriali (c.a 7 milioni per nuove scaffalature).
134 I lavori per la sistemazione della sua nuova sede iniziarono nell'estate del 1967.
135 BCC, ac.
136 G. Barone-A. Petrucci, op. cit., p. 144.
137 Ivi, pp. 145 e 161.
138 Cfr. l'elenco delle manifestazioni culturali effettuate in tale periodo in: Comune di Correggio, Per lo sviluppo democratico della comunità. 1965-1970, op. cit., pp. 66-68.
139 Cfr. la relazione inviata dal direttore alla Giunta, in data 8 maggio 1967, per proporre l'organizzazione di un cielo di proiezioni di films sperimentali. BCC, ac.
140 ACC, ace (Seduta del 18 maggio 1966). Il recupero del ridotto e delle altre sale dell'avancorpo del Teatro si sta completando proprio mentre vengono scritte queste pagine.
141 Ivi (Seduta del 26 maggio 1967).
142 Cfr. Comune di Correggio, Per lo sviluppo democratico della comunità. 1965-1970, op. cit., p. 33.
143 ACC, acc (Seduta del 28 giugno 1968).
144 Cfr. la lettera, datata 10 settembre 1969, con cui il Ministero della P.I. concedeva il
finanziamento per il restauro dei primi due arazzi. BCC, ae.
145 Cfr., ad esempio, la lettera della Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Modena. Datata 1 luglio 1968, che sollecitava il trasferimento di un certo numero di oggetti di valore artistico dalla chiesa di S. Sebastiano. Ivi.
146 Cfr. A. Ghidini, L'organizzazione del centro culturale polivalente del Comune di Correggio e l'utilizzo di un grande edificio storico per i servizi contemporanei dei beni, in: Comune di Correggio, Il Cantiere del Museo, [catalogo della mostra], Correggio, F.G.T., 1983.
147 Vi provvide il direttore della Biblioteca con l'aiuto di altro personale comunale. ACC, agm (Seduta del 17 luglio 1968).
148 Cfr. i verbali della Commissione di Vigilanza (che esaurì così il proprio compito) che datano la sospensione del prestito librario dal 21 novembre 1969. Ivi.
149 Complessivamente queste operazioni costarono c.a 14 milioni, metà a carico del Comune e metà a carico dello Stato. Comune di Correggio, Per lo sviluppo democratico della comunità. 1970-1975, Correggio, F.G.T., 1975, p. 51.
150 Per questo tipo di lavoro il direttore fu coadiuvato da personale avventizio (Cfr. ACC, agm, Seduta del 16 giugno 1970), ma alla riapertura la Biblioteca sarebbe arrivata con nuovo personale di ruolo.
151 ACC, acc (Seduta del 30 giugno 1969).
Due furono le novità: venne sdoppiatala figura dei custode-bidello creando un posto di custode del Palazzo dei Principi e un posto di bidello della Biblioteca, inoltre fu istituito un posto di applicato della Biblioteca. 1 due nuovi posti vennero ricoperti, rispettivamente, nel settembre 1970 e nell'aprile 1971.
152 Cfr. A. Asor Rosa, La cultura, in Storia d'Italia, Torino, Einaudi, 1975, vol. IV (Dall'Unità
ad oggi), tomo H, p. 1658.
153 Ivi, p. 1660.
154 Più precisamente si trattò di un'assemblea pubblica convocata il 14 gennaio 1969 e continuata due settimane dopo (il 29 gennaio) per proseguire il dibattito. Cfr. gli avvisi di convocazione. BCC, ae.
155 Di tale relazione esiste un testo dattiloscritto, lvi.
156 Alle Amministrazioni locali toccava, dunque, non solo assumere decisioni qualificanti col
contributo determinante della volontà dei cittadini, ma essere a loro volta soggetti attivi e
'rivendicativi' (soprattutto nei confronti dello Stato) per ottenere quei cambiamenti sociali che le lotte popolari indicavano: era indubbiamente una visione radicale e dinamica del ruolo degli Enti locali.
157 Il Circolo Il Leonardo, costituito nel 1963, fu un tipico esempio di aggregazione giovanile spontanea di arca ed ispirazione cattolica. Nato come associazione privata di stretta osservanza ideale e religiosa, nel corso del decennio si andò sempre più trasformando (anche modificando il proprio statuto) in un vero e proprio Circolo culturale di orientamento progressista. Esso si rese promotore di una limitata ma qualificata attività pubblica (soprattutto con l'organizzazione di dibattiti ai quali parteciparono relatori anche di rilievo nazionale), che gli permise di avere sul piano locale un peso assai superiore alla sua reale consistenza organizzativa.
158 Tale documento partiva dalla constatazione che nella Biblioteca 'ad un significativo sviluppo d'ordine funzionale ed organizzativo, non sembra accumunarsi una organica e pervicace promozione di una effettiva partecipazione culturale dei correggesi'; infatti 'se si esclude una élite più o meno preparata ad un serio lavoro culturale, il resto della popolazione resta completamente escluso dall'attività dell'ente'. Di conseguenza veniva proposta 'l'elaborazione d'un programma annuale di iniziative che [... ] nasca [... ] dalla collaborazione effettiva di tutte le forze culturali cittadine' assieme all'abbandono 'di una pretesa leadership 'da parte dei dirigenti politici e tecnici della Biblioteca. Questi risultatisi sarebbero dovuti raggiungere attraverso: 'la promozione di un incontro annuale con la popolazione nel corso del quale discutere e analizzare le esigenze della stessa per tradurle poi in iniziative concrete'; un'inchiesta di tipo sociologico e culturale per conoscere i gusti e le propensioni della cittadinanza; la 'trasformazione della Commissione di Vigilanza in un organo democratico di elaborazione di linee e direttive'; l'allestimento 'presso le fabbriche, i circoli, gli ambienti di più frequente riunione, di posti di prestito pubblico che favoriscano la diffusione del libro e l'amore per la cultura'; il 'confortare di maggiore autonomia e specializzazione la direzione della Biblioteca, liberandola da tutte quelle attività culturali e paraculturali che possono, in qualche modo, distogliere tempo ed energia dalla conduzione dell'ente'; l'ampliamento dell'orario di apertura della Biblioteca onde dar modo a tutti di poterla frequentare.
Sulla base di queste proposte veniva auspicata l'apertura di un dibattito sereno sulle modalità di gestione dell'istituto culturale pubblico. In realtà le cose andarono in modo assai meno roseo e non mancarono le occasioni di polemica fra Il Leonardo, da una parte, e Commissione di Vigilanza e direzione della Biblioteca dall'altra (Cfr., per un verso, l'articolo intitolato Lamentele da Correggio. Perplessità e commenti sulla 'biblioteca promossa' apparso sulla cronaca reggiana de 'Il Resto del Carlino' del 14 gennaio 1968, per l'altro, il Comunicato della Commissione di Vigilanza inviato in data 26 giugno 1968 al Consiglio Comunale per rispondere a 'rilievi di natura tecnica alla gestione della Biblioteca Civica' mossi da Il Leonardo).
159 Sia attraverso il suo periodico ('Il Portico') che il suo più prestigioso leader, il prof. Giuseppe Adani.
160 Partito Comunista Italiano, Correggio 1970-1975. Proposte del Partito Comunista per lo sviluppo dei Comune nei prossimi cinque anni, Correggio, Cromotipografica, 1970, p. 14.
161 Cfr. i resoconti riportati in quei giorni da alcuni quotidiani, in particolare 'l'Unità' del 12 maggio 1971 e del 18 maggio 1971 e 'La Gazzetta di Reggio' del 13 maggio 1971.
162 G. Lazzari op. cit., p. 162.
163 ACC, acc (Seduta dell'11 luglio 1972). Il Consiglio approvò lo Statuto all'unanimità, dopo aver apportato modifiche di poco conto al testo proposto dalla Giunta. Va però detto che la gestazione dello Statuto fu accompagnata da una lunga e ampia consultazione che coinvolse non solo le forze politiche e sociali, ma anche singoli cittadini e intellettuali. A causa di alcune lievi modifiche richieste dal Comitato di controllo sugli atti comunali esso divenne esecutivo in ottobre.
164 Comune di Correggio, Statuto della Biblioteca Comunale. Correggio, F.G.T., 1972, pp. 3-4.
165 Ibidem.
166 Ivi, pp. 9-13.
167 Cfr. Comune di Correggio, Per lo sviluppo democratico della comunità. 1965-1970, Op. cit., p. 35. Fra l'altro proprio in quegli anni venne creato il Circolo Amici dela Lirica (al quale il Comune assegnò come sede un locale al piano terra del Palazzo dei Principi) che raccolse un notevole numero di soci, a testimonianza del permanere della tradizionale passione dei correggesi per la lirica. C'è da dire però che questa passione ha rappresentato, assieme, la forza e il limite del Circolo che, anche negli anni successivi, non è riuscito (o non ha voluto) atrasformarsi in una più ampia associazione di 'amici del teatro' in grado di contribuire alla ricerca e al dibattito su una tematica teatrale più ampia e attuale.
168 Cfr. Battaglia per un nuovo Teatro, 'Nuovo Corso' (numero unico a cura del PCI di Correggio),1969, [ciclostilato], pp. 9-10.
169 Cfr. Invito a una discussione sul Teatro Comunale `Bonifazio Asioli', 11 Portico' (periodico del Circolo ACLI di Correggio), 1, 1969, 2, pp. 1-2.
170 Il costo complessivo dei lavori di restauro era stato di circa 196 milioni. Cfr. Comune di
Correggio, Per lo sviluppo democratico della comunità. 1970-1975, op. cit., p. 58.
171 R. Testi, Recupero del Teatro, 'Pagine Correggesi' (numero unico a cura degli Istituti Culturali Comunali), 1973, p. 2.
172 G. Margini, Il Teatro come servizio sociale, 'Pagine Correggesi', op. cit., p. 2. Giacomo Margini era il Presidente del Consiglio di Direzione teatrale (composto da rappresentanti di tutti i gruppi consigliari) cui venne affidata la gestione dell'Asioli.
173 Ibidem.